Lo Stato islamico decapita Peter Kassig, operatore umanitario, e 18 soldati siriani
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Il gruppo integralista dello Stato islamico ha rivendicato la decapitazione di Peter Kassig, un ostaggio americano e operatore umanitario, che il video definisce "il primo crociato americano". In precedenza, nello stesso video, si mostra la decapitazione di almeno 18 soldati siriani.
A differenza dei video precedenti, questa volta non si mostra la decapitazione dell'ostaggio occidentale, ma un uomo vestito di nero in piedi vicino a una testa tagliata, che lancia il suo messaggio di sfida: "Questo è Peter Edward Kassig, un cittadino americano del vostro paese...Eccoci in procinto di sotterrare il primo crociato americano a Daqin [una città del nord della Siria]. E aspettiamo con impazienza l'arrivo degli altri vostri soldati perché anch'essi siano sgozzati e seppelliti qui".
Secondo gli esperti, la voce sembra essere quella di "Jihadi John", lo stesso che parla e poi decapita i due giornalisti Usa James Foley e Steven Sotloff in precedenti video.
Peter Kassig, 26 anni, è il terzo americano a subire la decapitazione. Fra le esecuzioni rivendicate dallo SI vi è anche l'uccisione di due britannici, Alan Henning e David Haines. Come questi due, Kassig era un operatore umanitario che terminato il suo servizio militare in Iraq nel 2007, nel 2012 aveva trovato la sua "vocazione" - come egli stesso si esprime - nel fondare un'organizzazione umanitaria che offriva cure mediche ai rifugiati siriani.
Kassig si era anche convertito all'islam, prendendo il nome di Abdul-Rahman. Nel 2013 era stato rapito in Siria e detenuto dai jihadisti.
Un amico siriano di Kassig, Burhane Moussa Agha, 29 anni, lo ricorda come uno "che aiutava i siriani in modo gratuito, con i suoi soldi. Egli ha lasciato tutto, la sua famiglia, la sua vita in America per aiutare la gente. Non aveva paura. Peter era un eroe".
Nel 2012, quando aveva deciso di fondare la Special Emergency Response and Assistance (Sera), Kassig aveva scritto ai suoi familiari, annunciando loro che sarebbe rimasto in Siria: "Ho cercato di vivere la mia vita in un modo che corrisponda a ciò che credo, ma la verità è che quasi in tutta la mia vita ho cercato la mia vocazione e non l'avevo ancora trovata. Qui, in questo Paese, ho trovato la mia vocazione".
Ed e Paula, i suoi genitori - che avevano fatto diversi appelli per la sua liberazione - hanno dichiarato: "Siamo assolutamente orgogliosi di nostro figlio per aver vissuto la sua vita secondo la sua chiamata umanitaria. Faremo in modo da mantenere vivo il suo messaggio al meglio che possiamo".
Prima della sequenza che mostra Kassig decapitato, il video riprende una coreografia ben studiata in cui vi è una fila di 18 uomini ognuno accompagnato da un membro dello SI. Ad uno ad uno, essi prendono un coltello e formano una fila, poi ognuno fa inginocchiare la sua vittima e procede con la decapitazione.
"Oggi - dice un militante vestito di nero - stiamo uccidendo i soldati di Bashar. Domani uccideremo i vostri soldati. E con il volere di Allah, distruggeremo questa ultima crociata, e lo Stato islamico... comincerà a uccidere la vostra gente nelle vostre strade".
Il video è stato diffuso proprio mentre lo SI sta soffrendo alcune sconfitte in Iraq.