Lo Sri Lanka ha finito il sale: polemiche sulla gestione delle saline
Il governo di Colombo è corso ai ripari acquistando 35mila tonnellate dall'India, ma in molte aree del Paese i prezzi sono schizzati alle stelle e si vende sale di pessima qualità. I produttori si giustificano con le inondazioni, ma lavoratori e nutrizionisti ricordano che nemmeno durante lo tsunami di vent'anni fa si arrivò a una crisi del genere.
Colombo (Sri Lanka) –Lo Sri Lanka è alle prese in queste settimane con una carenza di sale che potrebbe protrarsi per settimane. I lavoratori della fabbrica di sale di Hambantota (nella Provincia del Sud) ritengono che la situazione potrebbe andare avanti addirittura fino alla fine dell'anno e attribuiscono la carenza a interferenze politiche. Sostengono che la vendita frettolosa delle scorte detenute dalla salina al settore privato avrebbe contribuito in modo significativo all'attuale carenza. Il governo ha deciso di importarne 35mila tonnellate dall'India, una misura per alleviare la crisi, ma che non è certo possa bastare per soddisfare completamente il fabbisogno nazionale.
Nel frattempo, in molte aree c'è una carenza di sale da cucina e i negozi stanno distribuendo ai consumatori pacchetti di sale a prezzi esorbitanti. Diversi punti di ristoro in varie parti del Paese, soprattutto quelli situati nelle aree urbane, hanno smesso di vendere cibo a causa della carenza di riso e sale.
L'industria nazionale del sale, guidata dalla Lanka Salt Limited, produce solitamente 135.000-140.000 tonnellate metriche all'anno, soddisfacendo il 60-65% della domanda interna. Sebbene la salina di Hambantota sia attualmente priva di riserve in eccesso, circa un anno fa aveva la capacità di fornire sale tutto l'anno senza incorrere in carenze. Oltre alla salina di Hambantota, ci sono due grandi saline a Koholankala e Palatupana. Il fatturato annuo delle vendite di sale è di circa 1.500 milioni di rupie.
I nutrizionisti Kelum Maddumage e Ashvini Caldera denunciano ad AsiaNews che “gli attuali standard di produzione del ‘Lak Lunu’ (il marchio con cui è venduto dalla Lanka Salt Limited ndr) non sono affatto soddisfacenti. Polvere, gusci e altre impurità si mescolano al sale della salina di Hambantota e delle saline affiliate. Il sale viene immesso sul mercato senza un'adeguata ispezione, il che ha portato al ritiro della certificazione ISO 20.000 a causa della qualità inferiore agli standard”.
“Nonostante alcuni attribuiscano la diminuzione della produzione di sale alle recenti inondazioni, durante una visita in loco alla salina, pochi giorni fa, abbiamo riscontrato che nessuna delle saline era allagata – continuano i nutrizionisiti -. Pertanto, questa affermazione è priva di fondamento, poiché anche durante il disastro dello tsunami, quando la salina di Hambantota è rimasta chiusa per sei mesi, il Paese non ha dovuto importare sale utilizzando le scorte nei magazzini. Secondo i dipendenti, la causa principale della carenza di sale è attribuita alle carenze amministrative e all'assenza di produzione di sale nelle saline nel 2023. In genere, la produzione di sale avviene rispettivamente nei mesi di marzo-aprile e ottobre-novembre. Una volta avviato, il processo di produzione continua naturalmente a produrre il sale di cui il Paese ha bisogno. Qualsiasi eccedenza di produzione viene immagazzinata per usi futuri”, sottolineano Kelum e Ashvini.
21/01/2019 12:34
07/12/2022 12:30