L'islamizzazione forzata degli armeni chiama in causa la Turchia contemporanea
Istanbul (AsiaNews) - La Turchia sta entrando in un clima elettorale incandescente: per il prossimo marzo sono previste le importanti elezioni amministrative e le successive presidenziali. In queste ultime, per la prima volta nella storia politica del Paese, il presidente verrà eletto con suffragio universale. Quasi senz'altro le elezioni saranno impostate su temi che sottolineano l'importanza di ispirare la vita all' etica sunnita. Forse è per questo che è passato quasi inosservato un convegno sull'islamizzazione forzata degli armeni, avvenuta prima e dopo il genocidio nel 1915.
Il convegno è stato organizzato ai primi di novembre dalla fondazione Hrant Dink e dall' Università Boyazici. Dink è il giornalista armeno fondatore e direttore del giornale bilingue - armeno e turco - Agos, assassinato nel 2007 dai nazionalisti turchi con la tolleranza dello Stato profondo.
Al convegno hanno partecipato circa 600 persone, provenienti da tutte le parti del mondo, ma i media turchi non gli hanno dato l'importanza che meritava.
Dai resoconti delle varie relazioni risulta che l'islamizzazione forzata non ha interessato soltanto i figli e le donne sopravvissuti al genocidio del 1915, ma anche interi gruppi famigliari che, volenti o nolenti, hanno dovuto accettarla per poter sopravvivere nel contesto della nuova Turchia, che stava per nascere sulle ceneri dell' impero ottomano.
Genocidio ed islamizzazione sono stati perpetrati dal Comitato per l'Unione e il progresso dei giovani turchi, capostipite della nuova Turchia repubblicana. Il tutto è avvenuto dopo la rottura del 1913, quando cioè l'elemento armeno, che fino allora aveva partecipato attivamente ai lavori del comitato, s'è staccato per forti divergenze con la frangia turca.
Sulla base delle varie relazioni, è emerso che l'obbiettivo del Comitato per l' unità e il progresso dei giovani turchi era, nel 1915, di ridurre la popolazione armena proprio là dove essa aveva forti radici secolari, soprattutto nel territorio centro-sud-orientale dell'impero ottomano, calcolato fra il l 5% e il 10% dell' intera popolazione. La riduzione era programmata perché la nascente nuova Turchia doveva identificarsi con l'elemento islamico sunnita.
Anche Kemal Ataturk, fondatore della Repubblica cosiddetta "laica", aveva fatto appello e riferimento all'elemento musulmano per consolidare il suo potere. Insomma il vero turco doveva essere solo musulmano.
Non a caso, dopo il trattato di Losanna del 1922, l'elemento cristiano ortodosso, di etnia turca (i cosiddetti karamanli) sono stati sradicati dall'Anatolia e mandati in Grecia. Taner Akcam, storico turco dell'Università di Clark (Usa), uno dei massimi studiosi del genocidio armeno, ha parlato di 200mila armeni islamizzati ed ha affermato che le proprietà delle vittime del genocidio sono passate ai turchi.
Tra gli storici partecipanti al convegno si è parlato di un fatto definito "il più importante": a causa di tale islamizzazione forzata, oggi in Turchia si calcolano alcuni milioni di cittadini turchi con vincoli di parentela con armeni o elementi di altre comunità cristiane. Qualcuno li definisce "cripto-armeni" o "cripto-cristiani".
La sociologa francese Laurence Riper ha presentato una sua indagine, in cui spiega che a 100 anni dal genocidio armeno, i parenti dei sopravvissuti e islamizzati, i cripto-armeni dell'Anatolia, iniziano a rompere il silenzio.
Infine Ayse Gul Altinai dell'università privata di Sabanci, ha ricordato che Dink, l'assassinato direttore del giornale armeno Agos di Istanbul, già nel 2004 sosteneva che bisognasse rivedere il genocidio armeno con l'occhio degli eredi degli islamizzati armeni.
Ayse Gul Altinai - nel suo libro scritto nel 2007 insieme alla Fethie Cetin ed intitolato ai nipoti - ha ricordato che lo Stato turco aveva un'immagine dettagliata della composizione demografica della popolazione turca. Tale composizione non era omogenea, come invece l'ideologia ufficiale del regime statale voleva fare credere ed imporre. Con tali passi, la Turchia inizia ad interrogarsi sulla sua vera natura e sulla sua multietnica composizione demografica.
26/09/2020 10:59