21/03/2011, 00.00
INDONESIA
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Libri al tritolo, per fare dell'Indonesia uno Stato islamico

di Mathias Hariyadi
Gruppi radicali responsabili degli attacchi contro esponenti della società civile o funzionari di governo. Gli obiettivi considerati come fantocci nelle mani di "americani e israeliani". Il progetto è la nascita di una nazione guidata dalla shariah. L'Indonesia come il Pakistan, ostaggio dei fondamentalisti.
Jakarta (AsiaNews) - Gruppi fondamentalisti islamici sono i principali indiziati per la serie di attacchi bomba, succeduti nei giorni scorsi, in diverse zone dell'Indonesia. Obiettivo degli attentati figure di alto profilo della società civile e funzionari addetti alla sicurezza, fra i quali vi sono anche esponenti cristiani. Attivisti per i diritti umani e semplici cittadini lanciano l'allarme: il Paese si sta trasformando in modo lento, ma inesorabile, in un nuovo Stato "islamizzato" sul modello del Pakistan, in cui movimenti estremisti seminano il terrore per la conquista del potere.
 
Sebbene non vi siano al momento dichiarazioni ufficiali, vi sarebbe la mano dei gruppi estremisti dietro gli attentati degli ultimi giorni, compiuti mediante bombe piazzate all'interno di libri e spediti via posta alle vittime. L'ispettore Ansyaas Mbai, capo del Dipartimento anti-terrorismo, punta il dito contro movimenti islamici radicali, fra cui "la Jemaah Islamiyah (JI), lo Stato islamico di Indonesia (NII) o i Mujahedeen Kompak". Egli spiega che si tratterebbe di "terroristi di lungo corso, appartenenti a reti sviluppate nel tempo" e questo si desume dalle modalità con cui operano e dalle prove rivenute nei luoghi teatro degli attentati esplosivi. "Queste cose - afferma - sono strettamente legate alla loro ideologia politica" di matrice estremista.
 
L'esperto di anti-terrorismo sottolinea che metodi analoghi sono stati usati già in passato dai fondamentalisti islamici; fra i vari esempi, egli cita le violenze interconfessionali fra estremisti musulmani e cristiani protestanti a Poso, nelle Sulawesi centrali, nel 2006. "La sola differenza - aggiunge - consiste nell'involucro. Oggi usano libri, in passato torce elettriche che, all'accensione, saltavano in aria". La vera differenza, continua l'ispettore di polizia, è il "nuovo" tipo di obiettivi: si tratta di singole personalità indonesiane, ritenute vicine se non fiancheggiatori o pupazzetti in mano ad "americani o israeliani".  
 
Gli obiettivi da colpire sono bollati come "nemici comuni": si tratta di personalità contrarie all'entrata in vigore della shariah, la legge islamica, nel Paese o la nascita di uno Stato islamico di Indonesia. Il timore è che l'arcipelago, o una parte consistente della nazione, abbia assunto una deriva "islamista" sul modello pakistano, in cui governo, funzionari e forze di sicurezza sono ostaggio (se non obiettivo) delle frange terroriste. La scorsa settimana gli attentatori hanno cercato di colpire - fra gli altri - l'ex capo della polizia e attuale comandante della squadra narcotici gen. Gories Mere, un cattolico. Altro obiettivo nella lista dei criminali l'ex capo della polizia di West Java Is Sukandar.
 
Il primo gruppo secessionista di matrice musulmana estremista indonesiano è nato nel 1959, quando un movimento separatista chiamato Darul Islam e Tentara Islam Indonesia (le forze armate) hanno lanciato una guerriglia armata contro l'amministrazione dell'allora presidente Sukarno. L'obiettivo era la nascita di uno Stato islamico. Nei decenni si sono ripetuti gli attacchi, fra i quali gli attentati nell'isola di Bali - famosa per il turismo di massa - del 2002 che hanno causato oltre 200 morti.
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