Libia: Guerra in stallo nell’indifferenza degli italiani
di Simone Cantarini
Angelo Del Boca, storico esperto di Libia, afferma che tutti si sono stufati di questa guerra e che Nato e ribelli non hanno più risorse. Positivi gli incontri fra membri del regime e ribelli avvenuti a Parigi. Dopo le bombe, si apre una nuova strada.
Roma (AsiaNews) – “Questa è una guerra pazza che sta avvenendo nell’indifferenza di tutti, soprattutto degli italiani. I membri della coalizione Nato sono ormai senza soldi e non hanno più voglia di portare avanti il conflitto; i ribelli non hanno più risorse, tuttavia continuano ad esserci morti, mentre Gheddafi gioca a scacchi”. È quanto afferma ad AsiaNews Angelo Del Boca, storico esperto di Libia. Egli sottolinea la sordità dei media italiani e mondiali agli appelli per un cessate il fuoco e l’apertura ai dialoghi.
“Questo atteggiamento – afferma – è dovuto soprattutto alla crisi economica del nostro Paese. Ma voglio ricordare che abbiamo già speso oltre 700 milioni di euro per questo ‘giocattolo’ che ha ucciso migliaia di persone su entrambi i fronti, violando il diritto internazionale, le risoluzioni Onu e soprattutto il trattato di amicizia siglato insieme all’Italia”.
Del Boca spiega che anche sul fronte interno vi sono dei cedimenti. I ribelli hanno conquistato molte città come Garian e i villaggi nell’area sud-orientale del Paese e alcunee aree al confine con la Tunisia. Secondo fonti locali essi non hanno più armi, si limitano a un semplice presidio e non sono più bombardati da Gheddafi, nonostante il suo esercito abbia a disposizione una grande quantità di armamenti. Per lo storico questo è “il segno che tutti si sono stufati di questa guerra che ha raggiunto una fase di stallo e non può più essere fatta con le armi, ma attraverso la via diplomatica”.
Secondo lo storico il recente incontro avvenuto a Parigi fra membri del governo e rappresentanti del Consiglio di transizione è un piccolo tassello per cercare un’altra strada alle bombe”. “Ieri – fa notare – anche Saif al-Islam Gheddafi, figlio del rais, ha proposto elezioni entro tre mesi con la supervisione di membri della comunità internazionale, tuttavia il colonnello non accenna a dimettersi”.
Intanto, il Congresso degli Stati uniti continua a fare pressioni su Barak Obama, perché giustifichi l’intervento americano in Libia e la sua prosecuzione per altri 90 giorni. Sotto esame sono i costi esorbitanti della missione, che se durerà fino a settembre, costerà agli Usa oltre 1,1 miliardi di dollari.
“Questo atteggiamento – afferma – è dovuto soprattutto alla crisi economica del nostro Paese. Ma voglio ricordare che abbiamo già speso oltre 700 milioni di euro per questo ‘giocattolo’ che ha ucciso migliaia di persone su entrambi i fronti, violando il diritto internazionale, le risoluzioni Onu e soprattutto il trattato di amicizia siglato insieme all’Italia”.
Del Boca spiega che anche sul fronte interno vi sono dei cedimenti. I ribelli hanno conquistato molte città come Garian e i villaggi nell’area sud-orientale del Paese e alcunee aree al confine con la Tunisia. Secondo fonti locali essi non hanno più armi, si limitano a un semplice presidio e non sono più bombardati da Gheddafi, nonostante il suo esercito abbia a disposizione una grande quantità di armamenti. Per lo storico questo è “il segno che tutti si sono stufati di questa guerra che ha raggiunto una fase di stallo e non può più essere fatta con le armi, ma attraverso la via diplomatica”.
Secondo lo storico il recente incontro avvenuto a Parigi fra membri del governo e rappresentanti del Consiglio di transizione è un piccolo tassello per cercare un’altra strada alle bombe”. “Ieri – fa notare – anche Saif al-Islam Gheddafi, figlio del rais, ha proposto elezioni entro tre mesi con la supervisione di membri della comunità internazionale, tuttavia il colonnello non accenna a dimettersi”.
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