16/04/2024, 12.09
BANGLADESH
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Liberati i 23 marinai bangladesi a bordo di MV Abdullah

di Sumon Corraya

È stato il pagamento di un riscatto a favorire la liberazione della nave, l'equipaggio era ostaggio di pirati somali. Il cargo è ora diretto a Dubai scortato da forze navali dell'Ue. Si lavora per il rilascio delle 25 persone al lavoro su MSC Aries, fermata dalle Guardie rivoluzionarie iraniane. Dall'India richiesta la liberazione dei 17 suoi cittadini a bordo

Dhaka (AsiaNews) - Mentre si auspica il rilascio dei 25 membri dell'equipaggio (indiani, filippini, pakistani, russi ed estoni) della nave MSC Aries del gruppo Zodiac battente bandiera portoghese e legata a Israele, sequestrata tre giorni fa nello stretto di Hormuz da un’unità delle Guardie rivoluzionarie iraniane, al largo della Somalia sono stati liberati i 23 marinai bengalesi del cargo MV Abdullah del gruppo KSRM tenuti prigionieri dal 12 marzo da un commando di pirati somali. Il rilascio è avvenuto domenica 14 aprile, dopo che la nave era stata dirottata nell’Oceano Indiano, a seguito del pagamento di un consistente riscatto da parte della società.

Le persone testimoni delle operazioni di liberazione hanno raccontato che l’invio del denaro è avvenuto a seguito di una ricognizione effettuata da un piccolo aereo nei pressi dell’imbarcazione allo scopo di raccogliere evidenze sul positivo stato di salute dei marinai. Questi ultimi si sono mostrati sul ponte, alzando le mani, confermando quindi di essere al sicuro. Dopo tale conferma il velivolo ha lasciato cadere tre borse di dollari avvolte da un nastro impermeabile bianco, che sono state recuperate da sette pirati con l’ausilio di due motoscafi. Sulla cifra pagata Shahriar Jahan Rahat, vice amministratore delegato del gruppo KSRM, non ha rilasciato dichiarazioni. Nelle scorse ore si è detto però sollevato dall’esito favorevole della vicenda. 

Un funzionario del gruppo ha accennato a un riscatto superiore a 5 milioni di dollari. Una cifra successivamente smentita da un altro impiegato. “I pirati hanno rilasciato la nave per un riscatto molto più basso - meno di quattro milioni di dollari - rispetto alla MV Jahan Mani”, ha detto. Il riferimento è al sequestro nel dicembre 2010 della nave del Gruppo Kabir, il cui equipaggio venne rilasciato dopo 100 giorni di prigionia. La MV Abdullah, seguita nei giorni scorsi a vista dalla Marina militare dell’India, ora è diretta a Dubai, dove dovrebbe gettare l’ancora il 22 aprile. Dopo il completamento delle procedure di scarico i marinari saranno liberi, con la possibilità di andare a casa, o ovunque vorranno. 

La rotta verso gli Emirati Arabi Uniti è una fase molto delicata, per l’attraversamento di acque ad alto rischio. “Dopo aver attraccato a Dubai, inizieranno le formalità di rimpatrio”, ha ribadito Shahriar Jahan Rahat. Per questo motivo si è ritenuto necessario rafforzare le misure di sicurezza dell’imbarcazione. Sono state così installati e rafforzati i tratti di filo spinato e le manichette antincendio pronte all’uso in caso di assalti da parte dei pirati. Dopo il rilascio, due navi dell’UE hanno scortato la MV Abdullah; un gesto condiviso anche tramite i canali dell’Unione, che hanno mostrato l’imbarcazione in viaggio sotto protezione. 

Continua però l’apprensione per il rilascio dell’equipaggio della MSC Aries, che era diretta al porto di Nhava Sheva, Mumbai. In particolare, accrescono gli sforzi doplomatici per ottenere la liberazione dei 17 marinai indiani a bordo. È in corso un botta e risposta tra il Ministro degli Affari Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, e il suo omonimo iraniano, Hossein Amirabdollahian. La richiesta di Jaishankar è di un rilascio immediato, resa pubblica durante una conferenza stampa a Bangalore. Accompagnata dalla domanda all’Iran di non inasprire le tensioni con Israele, cosa accaduta con l’attacco con missili e droni allo Stato ebraico dello scorso sabato notte. Queste hanno infatti anche un impatto globale, in particolare sull'India a causa della massiccia diaspora che vive in Asia occidentale, ha reso noto il Ministro. 

Al momento si sta trattando per un incontro tra il personale dell’Ambasciata indiana e le persone sequestrate. “Questo sarà il mio primo punto di soddisfazione. In secondo luogo, faremo assolutamente pressione affinché queste persone tornino in India il più rapidamente possibile. La mia controparte iraniana è stata abbastanza reattiva in questo senso”, ha continuato Jaishankar. La ragione ufficiale legata al sequestro è la violazione delle leggi marittime. Il motivo sotteso è però il legame tra il cargo e il miliardario israeliano Eyal Ofer. Il fermo ha però un effetto sull’economia globale, nonché sull’alimentare il rischio di una escalation bellica. “Per l'India, oggi ci sono quasi 90 mila cittadini indiani che vivono in questa parte del mondo. Gran parte del nostro traffico marittimo passa attraverso questa parte del mondo”, ha detto. In risposta, da Teheran arriva la richiesta all’India di svolgere un lavoro nelle sedi competenti - per esempio all’Onu - per far cessare le ostilità nella Striscia di Gaza, favorendo così la distensione e la pace.

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