27/12/2019, 09.10
LIBANO
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Libano: economia, proteste anti-governative e nuovo esecutivo nelle omelie di Natale

Il patriarca maronita invoca la “rapida formazione” di un esecutivo formato da specialisti. Il metropolita greco-ortodosso accusa la classe dirigente di pensare “alla propria salvezza”. Il premier incaricato Hassane Diab incontra resistenze nella formazione del nuovo governo, mancano le “coperture politiche”. Hariri pronto a guidare l’opposizione. 

Beirut (AsiaNews/OLJ) - Difficoltà economiche; proteste antigovernative contro corruzione e malaffare che, a metà dicembre, hanno registrato una escalation della tensione; il difficile iter verso la formazione di un nuovo governo, chiamato a risollevare il Paese dalla crisi. Sono questi i temi al centro delle omelie del Natale dei patriarchi e dei vescovi libanesi, i quali non hanno dimenticato il sostegno alla rivolta popolare, richiamando i leader politici alle loro responsabilità.

Tornando alle funzioni del Natale, il patriarca maronita card Béchara Raï nella messa celebrata nella chiesa di Nostra Signora a Bkerké ha auspicato che il nuovo esecutivo sia formato da “personalità di spessore” sul piano nazionale, conosciute “per la loro specializzazione e la loro competenza”. La speranza, ha aggiunto, è che possano “indirizzare il Paese sulla via della ripresa economica e sociale”.

Il porporato ha ricordato l’urgenza di una “rapida formazione” di un esecutivo “di transizione e di salvezza” formato da specialisti indipendenti. Nel messaggio diffuso nei giorni scorsi in occasione della festa egli aveva anche sottolineato “il dolore” manifestato da una nazione intera (e ricordato nel messaggio urbi et orbi dallo stesso papa Francesco) invocando “riforme” urgenti per rispondere alla crisi.

Mons. Élias Audi, metropolita greco-ortodosso di Beirut, nella messa di Natale nella cattedrale di san Giorgio, in centro a Beirut, ha accusato la classe dirigente di pensare solo “alla propria salvezza”. “Invece di assumersi le loro responsabilità - ha aggiunto il prelato - essi aizzano il popolo contro la Chiesa e spingono a chiederle ciò che dovrebbe essere garantito dallo Stato”. Il metropolita greco-cattolico di Beirut mons. Georges Bakhoun ricorda che la priorità di un nuovo esecutivo resta “la lotta contro la corruzione e la crisi economica”, la più grave mai vista e alla cui base vi è la corruzione diffusa. 

Il capo della Chiesa caldea in LIbano, mons. Michel Kassarji, ricorda che “la festa, quest’anno, coincide con una collera popolare provocata dall’irresponsabilità dello Stato di fronte alla crisi e ai diritti, che non sono garantiti”. Questa rivolta, prosegue, “rivendica la lotta contro la corruzione, e la creazione di una repubblica fondata sulla giustizia, l’uguaglianza e il rispetto della dignità”. Mons. Georges Bou Jaoudé, arcivescovo maronita di Tripoli, si rivolge ai responsabili perché ascoltino “la voce del popolo, minacciato da povertà e carestia”. Infine l’arcivescovo greco-cattolico di Tripoli e del Nord, mons. Édouard Daher, si rivolge al presidente della Repubblica Michel Aoun (presente alla messa al patriarcato maronita) perché collabori con Diab per la nascita di un governo “conforme alle richieste del popolo”.

Sul fronte politico, a una settimana dalla designazione a premier incaricato il compito di Hassane Diab di formare un nuovo governo si fa sempre più difficile. Egli è alla ricerca di specialisti e tecnici indipendenti, slegati dai partiti, per rispondere alle molteplici sfide.

Tuttavia, egli non riesce a trovare le cosiddette “coperture politiche” che permettano il successo dell’operazione, soprattutto nella fazione fedele al Primo Ministro uscente Saad Hariri, che appare con sempre maggiore forza quale futuro capo del fronte di opposizione. A questo si aggiunge l’incapacità, sinora emersa, di Diab per imporsi come leader capace di fare accettare le proprie condizioni, calmare i contestatori e ispirare fiducia alla comunità internazionale. 

Il premier incaricato insiste nel suo progetto e illustra un governo formato da 18 ministri, specialisti e non affiliati ai partiti, così ripartiti: 4 maroniti, 4 sunniti, 4 sciiti, 2 greco-ortodossi, 1 greco-cattolico, 1 druso, 1 armeno e 1 rappresentante delle minoranze. 

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