12/10/2022, 08.00
LIBANO
Invia ad un amico

Libano, una nazione che galleggia nel vuoto delle istituzioni

di Fady Noun

A tre settimane dalla fine del mandato del presidente Aoun è ancora lontana la nomina del suo successore e di un nuovo esecutivo. Domani prevista una nuova votazione alla Camera, ma è improbabile il raggiungimento del quorum. I tentativi di compromesso che sembrano simili a un immobilismo e mantenimento dello status quo. 

Beirut (AsiaNews) - Mentre la comunità internazionale, Francia, Stati Uniti e Arabia Saudita in testa, è impaziente di vedere eletto un nuovo presidente della Repubblica, i libanesi danno l’impressione di avere tutto il tempo davanti a loro. A tre settimane dalla fine del mandato del capo dello Stato Michel Aoun (il 31 ottobre), il Paese del cedri è sempre in una situazione di galleggiamento: senza un nuovo presidente e, ancor più, senza un nuovo governo. E sembra altamente improbabile, nonostante il forcing dell’Arabia Saudita e della Francia, in testa la ministra transalpina degli Esteri Catherine Colonna attesa in Libano entro il fine settimana, che possa succedere qualcosa di diverso e la situazione cambiare radicalmente nel breve lasso di tempo che la Costituzione prevede per l’elezione. 

Sotto un profilo costituzionale il legislatore aveva previsto una situazione di questo tipo. La Costituzione (articolo 75), indica che in caso di vacanza presidenziale i poteri e le prerogative del capo dello Stato siano assunte in via provvisoria dal Consiglio dei ministri. Secondo alcuni, non vi sarà alcuna vacanza istituzionale completa, perché un governo ad interim chiamato a sbrigare gli affari correnti, presieduto da Nagib Mikati, è tuttora in carica. E il Parlamento eletto nel maggio scorso è pienamente operativo nelle varie sessioni. 

Alcuni, come Gebran Bassil, presidente del Movimento patriottico libero (Cpl) contestano però la capacità di un governo dimissionario di assumere, a titolo provvisorio, le funzioni presidenziali. Si è persino chiesto, a settembre, che il capo dello Stato non lasciasse il palazzo presidenziale, in caso di mancata formazione di un nuovo esecutivo con la fiducia della Camera. Sebbene il termine ultimo non sia ancora scaduto, la prospettiva resta ed è facile immaginare la confusione istituzionale che si verrebbe a creare in quest’ultimo caso. 

Certo, primo ministro e capo dello Stato si sono incontrati a più riprese per trovare un accordo sulla nuova formula di governo. Ma questi sforzi si infrangono contro le rivendicazioni del Cpl, che cerca di rimpiazzare alcuni ministri, per assicurarsi che almeno un terzo dei membri del futuro esecutivo gli siano fedeli e alleati, ottenendo in questo modo un diritto di veto su tutte le questioni che necessitano di un voto. Ma Mikati si oppone con tutta forza a questa prospettiva, ritenendo che finirebbe per prolungare - seppure in via indiretta - il mandato di Aoun. 

Sul fronte parlamentare, la Camera dovrebbe riunirsi domani per la seconda volta dall’inizio di settembre per eleggere un successore del presidente Aoun. Ma questa seduta non ha alcuna possibilità di avere successo, per due ragioni: prima di tutto perché il blocco del Cpl (21 deputati) non parteciperà, perché la data del 13 ottobre simboleggia l’espulsione del generale Michel Aoun dal palazzo di Baabda, da parte dell’esercito siriano, nel 1990. Poi anche perché i due grandi schieramenti presenti non hanno ancora, ciascuno per conto proprio, gli 86 voti necessari (pari ai due terzi dei 128 deputati della Camera) per eleggere il presidente al primo turno, con maggioranza di due terzi, come vuole la Costituzione.

La carta specifica che al secondo turno il presidente viene eletto a maggioranza assoluta (65 voti), ma entrambe le parti hanno la possibilità di affossare il quorum dei due terzi della Camera, in modo che questo secondo turno non possa di fatto svolgersi. Nonostante questo handicap, l’ambasciatore dell’Arabia Saudita Walid Boukhari sta moltiplicando le visite in questa fase per sostenere la candidatura di Mouawad e convincere gli indecisi della comunità sunnita che, nella sessione precedente, hanno depositato nelle urne una scheda con sopra scritto “Libano”. Alla fine dei conti almeno 86 deputati dovranno unirsi e sostenere questa candidatura, una quota che ben difficilmente riusciranno a raggiungere. 

Tutto lascia intendere che il prossimo presidente libanese sarà necessariamente il frutto di un compromesso. A oggi il solo che sembra in grado di ottenere l’elezione è il comandante dell’esercito, generale Joseph Aoun. La Costituzione prevede però che non possa essere eletto se non ha presentato con due anni di anticipo le dimissioni dalle sue funzioni ufficiali: servirebbe dunque un emendamento costituzionale. In caso di vacanza della carica presidenziale, questa disposizione cade d’ufficio e non è più necessaria una modifica costituzionale. Alcuni scommettono su questa formula, sperando che la durata della vacanza presidenziale sia la più breve possibile. 

È da vedere se campo che sostiene la candidatura di Michel Mouawad cambierà la propria posizione con la prospettiva dell’elezione di un militare. L’Unione europea sembra essersi allineata alla prospettiva di una candidatura di compromesso. In un messaggio congiunto pubblicato lo scorso 27 settembre, gli ambasciatori Ue hanno affermato: “L’unica possibilità realistica oggi per far uscire il Libano dalla zona rossa sta per essere persa [...] per mancanza di volontà di compromesso, di visione e leadership”. L'interrogativo è se questo avvertimento sarà ascoltato.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Beirut, patriarca maronita: serve un presidente ‘libero e indipendente da affiliazioni’
08/03/2023 10:23
Bkerké: card. Raï convoca i deputati cristiani per sbloccare elezione del presidente
02/02/2023 10:48
Beirut, card. Raï incontra Hezbollah: passo verso la nomina del nuovo presidente
10/01/2023 10:13
Teheran e Riyadh giocano la partita per l’elezione del nuovo presidente libanese
13/12/2022 09:45
Il patriarca maronita attacca i nemici che ‘non vogliono un presidente cristiano’
15/11/2022 09:58


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”