31/10/2003, 00.00
cina
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"Lettera ai miei amici"

di mons. Giuseppe Han Zhihai, vescovo di Lanzhou

"È giunto il tempo di stare al passo con la chiamata di Papa Giovanni Paolo II per ricostruire l'unità nella Chiesa Cinese".

Io sono il vescovo della diocesi di Lanzhou, successore del vescovo Filippo Yang(1). Appartengo alla generazione dei preti più giovani, che hanno guardato sempre con devozione filiale e grande ammirazione il nostro caro vescovo Yang e i sacerdoti dei suoi tempi che hanno sostenuto la nostra Chiesa durante i difficilissimi e critici momenti prima, durante e dopo la Rivoluzione Culturale. Insieme al vescovo Yang e a tutti i sacerdoti della sua epoca, per lungo tempo abbiamo temuto che un gruppo di vescovi, sacerdoti e cattolici cinesi, manipolati dalla Associazione Patriottica, avrebbero causato uno scisma nella nostra Chiesa, creando una Chiesa Cattolica Indipendente, lontana dalla Chiesa Universale e dal Papa. Ci siamo rifiutati di unirci a loro nella celebrazione Eucaristica e abbiamo incoraggiato i cattolici a fare lo stesso perché era nostro dovere proteggere l'unità della Chiesa con la Chiesa Universale e con il Santo Padre. Siamo profondamente dispiaciuti che questo abbia causato divisione all'interno della Chiesa cinese, ma abbiamo preferito questa situazione pur di non avere l'intera Chiesa cinese separata da Roma.

Negli ultimi 20 anni abbiamo osservato con cura i molti sforzi fatti da Papa Giovanni Paolo II per capire meglio la situazione della Chiesa cattolica cinese. Ci siamo sentiti rafforzati e confortati dalle sue incoraggianti parole. Più tardi ci è stato detto che alcuni vescovi ufficiali, nominati dal governo cinese, sono stati legittimati e nominati dal Santo Padre, su loro richiesta e dopo che questa richiesta è stata verificata e approvata. Questo [fenomeno] è cominciato diversi anni fa e per lungo tempo siamo rimasti sospettosi perché non avevamo molti contatti con i preti e i vescovi ufficiali e non potevamo verificare la verità. In seguito abbiamo avuto più contatti con molti vescovi ufficiali e abbiamo saputo che la maggioranza dei vescovi ufficiali sono ora in unità con il Papa e con la Chiesa Universale. Insieme con i vescovi non ufficiali, i vescovi legittimi sono ormai la stragrande maggioranza dei vescovi cinesi.

Negli ultimi anni, nella nostra diocesi abbiamo sviluppato contatti occasionali con sacerdoti e fedeli della Chiesa ufficiale. Sacerdoti ufficiali e non ufficiali della diocesi di Tianshui, vicina a noi, hanno perfino concelebrato insieme l'Eucaristia. Lo hanno fatto perché hanno sentito di continuo che il Papa ci incoraggia, noi cattolici cinesi, a promuovere la riconciliazione e ricostruire l'unità della Chiesa cattolica cinese, secondo il desiderio di nostro Signore Gesù Cristo, che pregò [dicendo]: "Che tutti siano uno!" (Giov. 17,11).

Da quando sono divenuto vescovo (non ufficiale) di Lanzhou, nella mia mente e nel mio cuore è presente questa domanda: la nostra Chiesa deve essere unita, secondo la preghiera del Signore Gesù e l'espresso desiderio del Santo Padre. Ma quando sarà il tempo giusto per questo e quale è la via giusta per fare questo?

Devo confessare che nel mio cuore albergano ancora alcuni dubbi. Dopo tutto, vi sono ancora diversi vescovi ufficiali che non sono uniti al Papa. E quando si parla dell'unità con la Santa Sede, così essenziale per noi, l'atteggiamento dell'Associazione Patriottica è ambiguo. Tale ambiguità è la ragione per cui diversi fra i miei fratelli vescovi della comunità non ufficiale sono riluttanti a fare dei passi verso la riconciliazione e io comprendo fino in fondo la loro esitazione. I nostri cattolici si sentirebbero colpevoli se partecipassero all'Eucaristia di una comunità cattolica ufficiale. Alcuni documenti della Chiesa - i "13 punti" e gli "8 punti" (2) - hanno confermato l'atteggiamento dei cattolici non ufficiali.

Ma negli ultimi anni molte cose sono cambiate. Io mi sento molto incoraggiato dal fatto di aver saputo che la grande maggioranza dei nostri vescovi, preti e fedeli sono uniti nella stessa fede e uniti attorno al Papa. D'altra parte sento come profondamente dannoso per la nostra chiesa il fatto che siamo ancora divisi in una "Chiesa ufficiale" e in una "Chiesa non ufficiale", celebrando l'Eucaristia separatamente, mentre l'Eucaristia è proprio il luogo in cui la nostra unità viene creata e celebrata. Tutto ciò è una contraddizione.

Sono convinto che non possiamo più ignorare la preghiera del Signore Gesù "che tutti siano uno". In quanto vescovo, pastore del gregge della diocesi di Lanzhou, io mi sento obbligato a dire ai miei fratelli vescovi: liberiamo i cattolici cinesi da questa ambigua situazione di divisione. Il desiderio del Papa, tante volte ripetuto - ad esempio durante la commemorazione del 400mo anniversario di Matteo Ricci - e che ci spinge alla riconciliazione, ci fa capire che documenti ecclesiastici anteriori che scoraggiano le celebrazioni eucaristiche congiunte di comunità ufficiali e non ufficiali non si adattano più ai nostri fedeli, dato che essi partecipano ad un'eucaristia con un vescovo o un prete che ha dichiarato con chiarezza la sua unità con il Santo Padre e con la Chiesa Universale e dato che è l'Eucaristia ad accrescere l'unità. Dobbiamo ammettere che per la Chiesa in Cina sta emergendo una nuove situazione, che ci richiede di prendere nuove iniziative. Perciò io suggerisco ai miei fratelli vescovi e preti - della Chiesa non ufficiale e ufficiale - di mettere in atto passi più concreti verso l'unità della Chiesa cattolica cinese.

Manifestiamo con chiarezza alle nostre comunità che noi - vescovi e preti - siamo in unità di fede con il Santo Padre e con la Chiesa Universale, così che tutti sappiano la posizione l'uno dell'altro con chiarezza. In questo modo potremo, con coraggio e pace, muoverci per incontrarci l'un l'altro e celebrare nell'Eucaristia la nostra unità in Cristo e nell'unico e stesso Padre. Questo è ciò per cui il Signore Gesù ha pregato e ciò che il Santo Padre si attende da noi.

Ho fiducia che, se avremo il coraggio e la generosità di fare ciò, vi sarà un grande rinnovamento nella Chiesa cinese. La nostra unità nella fede non diminuirà in nessun modo l'amore per il nostro Paese. Al contrario, esso rafforzerà la nostra capacità di collaborare insieme per edificare e modernizzare la nostra nazione.

Luglio 2003

Vescovo Giuseppe Han Zhihai, Vescovo di Lanzhou (Gansu)

[Traduzione inglese, dall'originale in cinese, a cura della Ferdinand Verbiest Foundation, Leuven, Belgio. Traduzione italiana a cura di Asianews]

Note

(1) Mons. Filippo Yang Libo, è stato uno dei primi vescovi ordinati in segreto, nel 1981. In precedenza, fin dagli anni '50, aveva trascorso lunghi periodi di prigionia. Era responsabile delle province del Sud-ovest (Gansu e Xinjiang). A lui si deve la ripresa della vita cattolica negli anni '80, grazie a un buon numero di preti da lui ordinati. Nel novembre 1989 a Zhangerce (Sanyuan, Shaanxi) è fra i fondatori della Conferenza Episcopale Clandestina. Per questo viene arrestato ancora una volta per diversi anni. È morto il 15 febbraio 1998.

(2) I cosiddetti "13 punti", sono nati negli anni '80 nell'ambiente clandestino di Baoding (Hebei), in reazione alle spinte patriottiche e di intesa con il regime. Al tempo vennero attribuiti all'autorità indiscussa di mons. Giuseppe Fan Xueyan, ma lui li ha sempre sconfessati. Essi affermavano l'invalidità dei sacramenti celebrati dai "patriottici" e comminavano pene severissime per quanti entravano nelle chiese ufficiali, o avvicinavano il clero patriottico. Ogni avvicinamento a loro era bollato come peccato mortale. I "13 punti" rischiarono di aggravare i rapporti nella Chiesa. Nel 1988, la Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli inviò quelli che verranno conosciuti come gli "8 punti", che sono delle indicazioni-base per i credenti nell'affrontare la situazione di emergenza e di ambiguità creata dall'ingerenza statale nella vita della Chiesa.

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