05/04/2022, 12.01
INDONESIA
Invia ad un amico

L'esercito indonesiano abolisce divieto arruolamento per discendenti dei comunisti

di Mathias Hariyadi

Il generale Perkasa ha disposto la fine dell'applicazione della norma contro figli e nipoti dei militanti del Pki, sciolto nel 1966. La "guerra di propaganda" fu utilizzata da Suharto anche per colpire oppositori politici. Ancora oggi in Indonesia essere tacciati di legami coi comunisti può impedire l'accesso a impieghi pubblici.

Jakarta (AsiaNews) - L’esercito dell’Indonesia ha deciso di far cadere il divieto che impediva ai figli e ai nipoti dei membri del Pki - il Partito comunista indonesiano sciolto nel 1966 - di essere arruolati tra le sue fila. L’annuncio è giunto dall’attuale capo di Stato maggiore, il generale Andika Perkasa, che ha dichiarato che l’accesso alle forze armate è aperto oggi a chiunque, indipendentemente dalla storia politica della propria famiglia. “Oggi - ha argomentato il generale Perkasa - non ci sono più discendenti dei militanti del Pki. La mia idea è semplice: non c’è più alcuna base legale per questo divieto”.  

Il Partito comunista indonesiano fu dichiarato fuorilegge dopo che il 30 settembre 1965 alcuni membri dell’esercito legati a questa forza politica avevano promosso un colpo di Stato. Anche qualsiasi legame con il comunismo, il leninismo e il marxismo venne rigorosamente vietato e ogni violazione considerata una grave offesa contro lo Stato. Da allora l’argomento è stato utilizzato spesso dai partiti indonesiani per lanciare campagne di discredito nei confronti degli avversari. Questa "guerra di propaganda" fu praticata dal regime autoritario indonesiano del presidente Suharto - al potere in Indonesia dal 1967 al 1998 - per schiacciare qualsiasi oppositore politico o "dissidente" critico nei confronti del suo potere.

La decisione del generale sta suscitando dibattito nella società indonesiana. Alcuni esponenti conservatori hanno espresso il loro malcontento; tra quanti sostengono il provvedimento il deputato Bobby Adhityo Rizaldi, che sottolinea come la fine della messa al bando non garantisca comunque che il candidato poi superi la selezione.

L'editorialista ed esperto del Centre Strategic of International Studies J. Kristiadi commenta ad AsiaNews che “la mossa del generale Perkasa dovrebbe essere ampiamente sostenuta”. L’argomento del Pki - ricorda - è stato ampiamente utilizzato come un’intimidazione per diffamare la credibilità delle persone ogni volta che si presentano per un'opportunità di lavoro negli uffici del governo. Le associazioni per i diritti umani criticavano da tempo questi "protocolli di controllo" come atti discriminatori dello Stato verso i suoi cittadini.

Durante le ultime elezioni generali del 2019, l'ex capo di Stato maggiore Gatot Nurmantyo aveva utilizzato in campagna elettorale lo "stigma del Pki", attaccando lo stesso presidente in carica Joko Widodo, che una volta fu accusato di aver avuto genitori strettamente legati al Partito comunista nella sua città natale nella regione di Java Centrale.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Jakarta, cresce la “fobia irrazionale” del comunismo
16/05/2016 15:39
Jakarta, approvata la legge che vieta i gruppi islamisti radicali
12/07/2017 11:13
Vescovi da Jakarta: papa Francesco in Indonesia dal 3 al 6 settembre
08/04/2024 11:49
Jakarta: rabbia e preoccupazione per la candidatura del figlio di Jokowi
25/10/2023 12:28
Jakarta: il presidente Widodo riconosce le 'violazioni dei diritti umani' del passato
11/01/2023 13:26


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”