Legge sull'11/9, il Congresso respinge il veto presidenziale. Obama: grave errore
Camera (348-77) e Senato (97-1) hanno annullato la decisione di Obama. Per la prima volta in otto anni il Congresso ribalta la decisione finale del presidente. I familiari delle vittime potranno citare in giudizio l’Arabia Saudita. Portavoce Casa Bianca: “Imbarazzante”. Direttore Cia: “Implicazioni per la sicurezza nazionale".
Washington (AsiaNews/Agenzie) - Il Congresso americano ha respinto il veto posto da Barack Obama sulla controversa legge approvata di recente da Camera e Senato, che permette ai parenti delle vittime dell’11/9 di citare in giudizio i Paesi sospettati di aver sostenuto gli attacchi. Fra questi vi è anche l’Arabia Saudita, alleato storico degli Usa nella regione mediorientale. Durissima la reazione del presidente uscente, secondo cui i parlamentari hanno commesso un “errore” prendendo questa decisione.
Per l’inquilino della Casa Bianca, strenuo oppositore della legge, essa pone un “precedente pericoloso”; infatti, il Justice Against Sponsors of Terrorism Act o Jasta [questo il nome completo, ndr] permetterà a singoli individui o organizzazioni all’estero di “citare in giudizio” il governo americano. Per la prima volta in otto anni di mandato, ormai al termine, un veto posto dal presidente è stato rovesciato dal voto del Congresso.
Nella votazione di ieri il Senato ha respinto con 97 voti favorevoli e 1 contrario il veto presidenziale; alla Camera vi sono stati 348 voti a favore della mozione e 77 contrari, confermandone così l’entrata in vigore.
Per il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest si tratta “della cosa più imbarazzante” fatta “dagli Stati Uniti in decenni”. John Brennan, direttore della Cia, avverte che la norma pone “gravi implicazioni” per la sicurezza nazionale.
Secondo il presidente Obama la scelta del Congresso, che ha visto uniti Repubblicani e Democratici, è dettata da interessi elettorali. Votare contro la legge a poche settimane dalle presidenziali per uno dei due principali schieramenti avrebbe comportato una perdita enorme dei consensi. “Una scelta difficile - afferma Obama - ma che andava fatta”.
La legge, che nei mesi scorsi ha ricevuto il via libera dalla Camera e dal Senato, è stato oggetto di critiche anche da parte delle monarchie del Golfo, perché “contraddice le fondamenta e i principi delle relazioni fra Stati” e, in particolare, va a colpire “l’immunità giurisdizionale”.
Obama si è sempre detto contrario alla sua approvazione, perché renderebbe imputabili gli Stati Uniti in un procedimento intentato da un governo straniero. Inoltre, la legge rischia di incrinare ancor più i già delicati rapporti con Riyadh che ha criticato con forza la scelta dell’amministrazione Usa di stringere un accordo sul nucleare con l’Iran, nemico storico dei sauditi.
L’Arabia Saudita è un alleato di lungo corso degli Usa; dal regno wahhabita provengono 15 dei 19 attentatori degli attacchi dell’11 settembre negli Stati Uniti, in cui sono morte circa 3mila persone. Tuttavia, non sono mai emersi legami diretti dei vertici di Riyadh.
Nelle scorse settimane il ministero saudita degli Esteri aveva minacciato di ritirare gli investimenti e i contratti economico-commerciali fra Riyadh e Washington. L’Arabia Saudita ha investito 750 miliardi di dollari nelle banche degli Stati Uniti.
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