L'eccezione di Giacarta: elettori contro il settarismo islamico
Nelle elezioni regionali in Indonesia i candidati dell'alleanza tra Jokowi e Prabowo hanno vinto ovunque tranne che nella grande metropoli. Dove (memori di quanto accaduto sei anni fa con la campagna contro il governatore cristiano Ahok) i cittadini sembrano aver bocciato il tentativo del tandem Kamil-Suswono di corteggiare i gruppi radicali islamici.
Giacarta (AsiaNews) - Le elezioni regionali indonesiane tenute per la prima volta in contemporanea in tutto il Paese il 27 novembre hanno ampiamente confermato che il presidente uscente Jokowi - che poche settimane fa ha passato il testimone al suo ex rivale Prabowo, divenuto suo alleato - continua ad avere grande influenza nella politica del Paese: a Giava Centrale e Giava Orientale, due provincie chiave del Paese, sono stati eletti due governatori da lui sostenuti. Ma questo quadro generale sembra aver avuto un’importante eccezione: l’esito della corsa alla carica di governatore a Giacarta. Perché?
In quella che nonostante l’inaugurazione ufficiale di Nusantara resterà ancora a lungo la capita di fatto del Paese, il PDIP - il partito dell’ex presidente Megawati, oggi rivale di Jokowi - ha appoggiato l'ex segretario del governo indonesiano, Pramono Anung, affiancato come candidato vice-governatore dal produttore cinematografico Rano Karno. Secondo il primo conteggio dei voti la coppia avrebbe superato per una manciata di voti la soglia del 50%, necessaria per evitare il ballottaggio. Un dato però contestato da Ridwan Kamil e dal suo numero due Suswono, i candidati appoggiati da Gonkar (l’alleanza che vede insieme Prabowo e Joko Widodo) che - in attesa del verdetto ufficiale della commissione elettorale - continuano a invocare un secondo turno.
Il significato del risultato di Jakarta va in realtà ben al di là del confronto tra Jokowi e Megawati. L’affermazione di Pramono è infatti frutto della lezione imparata dall’elettorato locale al voto del 2017, quando l'allora governatore di Jakarta Basuki “Ahok” Tjahaja Purnama uscì sconfitto al ballotaggio da Anies Baswedan, già discusso ministro dell’Educazione del governo di Jokowi.
Ahok - cristiano e figura simbolo dell’unità della nazione - aveva portato avanti nel suo mandato la lotta contro la corruzione e le spese incontrollate. Per perseguire la sua ambizione politica di guidare Giacarta, Anies durante la campagna elettorale aveva assunto un profilo marcatamente islamico, indossando spesso una camicia bianca e il tradizionale peci (il copricapo indonesiano). Con messaggi elettorali nemmeno troppo velati insistette nell’affermare che Giacarta, in quanto città a maggioranza musulmana, meritava un governatore musulmano. Mentre Ahok finì addirittura per essere accusato di blasfemia per aver citato un versetto del Corano durante una tappa della campagna elettorale.
Alla fine vinse Anies che ha poi governato Giacarta per due mandati, durante i quali ha completamente stravolto tutto ciò che di buono era stato gestito in precedenza dal governatore Ahok. Tanti progetti di opere pubbliche aperte sono stati trascurati diventando totalmente ingestibili, salvo poi dilapidare risorse pubbliche per ospitare le gare automobilistiche di Formula E.
In queste elezioni è stata l’alleanza di Prabowo e Jokowi a provare a giocare la carta dell’identità musulmana, affiancando al proprio candidato presidente Kamil un vice come Suswono, figura vicina al Partito islamico della Giustizia e della prosperità (PKS). L’appoggio di questa formazione al tandem Kamil-Suswono è stato addirittura annunciato durante un incontro alla Mecca. Questa volta, però, gli elettori di Giacarta - più che a guardare allo scontro tra Megawati e Jokowi - sembrano aver optato per la coppia più libera da qualsiasi tipo legame con i gruppi islamici radicali, compreso il famigerato Fronte Islamico di Difesa (FPI), identificata con i nazionalisti Pramono e Rano che non hanno utilizzato argomentazioni religiose per promuovere la propria popolarità.
Vanno segnalati, infine, i risultati ottenuti da alcune personalità cattoliche in queste elezioni locali. A Semarang, la capitale di Giava Centrale, una donna di origini cinese, Agustina Wilujeng Pramesti, ha sconfitto tutti gli altri candidati: diventerà il primo sindaco cattolico donna di Semarang. Nel distretto di North Toraja, nel Sud Sulawesi, Andrew - un altro cattolico - diventerà vicesindaco, raccogliendo l’eredità del sindaco uscente Yohanis Bassang. Infine Sherly Tjoanda, una donna politica cristiana, guiderà il Nord Maluku - un territorio prevalentemente musulmano - come nuova governatrice, succedendo al marito morto in un incidente.
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