Leader palestinese: Con un governo solo di destra, Netanyahu dovrà pagare un prezzo molto alto
Gerusalemme (AsiaNews) - Grazie a una campagna elettorale dai toni accesi e "spostata a destra" il premier israeliano uscente Benjamin Netanyahu ha saputo vincere le elezioni, con un "risultato a sorpresa" rispetto ai "dati forniti dai sondaggi" fino al giorno precedente il voto. Ora, però, nascono i problemi per il futuro capo dell'esecutivo, perché "un governo con i partiti della destra imporrà non solo un prezzo politico, ma anche economico" che il Primo ministro "dovrà pagare". È quanto afferma ad AsiaNews il prof. Bernard Sabella, cattolico, rappresentante di Fatah per Gerusalemme e segretario esecutivo del servizio ai rifugiati palestinesi del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, commentando le elezioni in Israele. Una tornata che, a dispetto dei sondaggi pre-elettorali, ha registrato la netta affermazione del Likud (30 seggi) sull'Unione sionista (24) di Isaac Herzog.
In questi giorni post vittoria elettorale Netanyahu sembra aver "ammorbidito" i toni della campagna elettorale, dove aveva assicurato una ferma opposizione alla nascita di uno Stato palestinese. Intervistato dall'emittente Usa Msnbc, egli avrebbe respinto la soluzione "dello Stato unico", aprendo a una "sostenibile e pacifica soluzione a due Stati", aggiungendo però che "le circostante devono cambiare".
Resta però il fatto che egli ha vinto le elezioni, come sottolinea il prof. Sabella, "prendendo voti dall'estrema destra" che ha perso consensi a favore dello stesso Netanyahu. Adesso si prospetta il dilemma delle alleanze e delle "concessioni" che egli dovrà fare "agli alleati" - a destra, respingendo l'ipotesi avanzata dal presidente israeliano di un governo di unità nazionale - "per poter governare". E questo "è un problema non solo per Netanyahu", aggiunge il leader cattolico, "ma per tutti".
Nuove colonie, nuova guerra a Gaza, scontro frontale con Hamas, sono queste le possibili "concessioni" che il confermato premier Netanyahu potrebbe dover fare in nome di un'alleanza di governo che viaggia sempre più a destra. "Non è una prospettiva facile - spiega il rappresentante di Fatah per Gerusalemme - ed è possibile un inasprimento delle relazioni con l'Autorità palestinese e, in particolare, il suo presidente" Abu Mazen. Una eventuale chiusura ai negoziati e punizioni al popolo palestinese, a Gaza "saranno fonte di nuova collera" e non si può escludere la ripresa di un "movimento di protesta popolare".
Israele, e Palestina, devono affrontare numerose "sfide in campo economico e sociale", ricorda il leader cattolico, che riguardano "l'avvenire dei giovani, la visione di una società democratica, i diritti dell'uomo". Ogni decisione presa da Israele "ha un prezzo a livello politico, diplomatico, economico e sociale" e sarà importante capire le posizioni future "di Europa, Stati Uniti e Onu".
Il prof. Sabella auspica che Netanyahu "possa agire con saggezza", mantenendo un atteggiamento dialogico anche con l'Autorità palestinese, perché il presidente Abbas "è pronto a dialogare per la pace". Il premier israeliano, aggiunge, deve però mettere da parte le "etichette" che funzionano in campagna elettorale, descrivere l'altro "come un nemico e non un partner per la pace", alimentando fra i palestinesi sentimenti "di collera e il desiderio di rispondere all'attacco". "Bisogna evitare - conclude - di radicalizzare le posizioni, bisogna guardare alla situazione con realismo e saggezza. Forse la mia è una visione utopica, ma spero che Netanyahu voglia davvero camminare in direzione della pace".(DS)
18/03/2015