Leader del Bjp prosciolti per la demolizione della moschea di Babri
Tra loro anche Lal Krishna Advani, predecessore del premier Modi alla guida del partito nazionalista indù. Scagionate 32 persone per mancanza di prove. Nel 2019, la Corte suprema aveva assegnato l’area dove sorgeva la mosche agli indù. Gruppo musulmano: Faremo ricorso. Forze di opposizione: Il verdetto viola la Costituzione e la legge.
New Delhi (AsiaNews) – Una corte indiana ha prosciolto ieri 32 esponenti del partito nazionalista indù Bjp (Bharatiya Janata Party), ora al potere, da ogni accusa per la demolizione 28 anni fa della moschea di Babri ad Ayodhya (Uttar Pradesh). Tra i leader scagionati figurano personaggi di spicco, come Lal Krishna Advani, predecessore del premier Narendra Modi alla guida del Bjp, Murali Manohar Joshi e Uma Bharti.
Secondo i giudici, non vi sono abbastanza prove per stabilire che figure di spicco del Bjp abbiamo pianificato la distruzione del luogo sacro (risalente al 16° secolo) il 6 dicembre del 1992. In poche ore, una folla di 150mila radicali indù, fra cui numerosi membri della formazione estremista Sangh Parivar, ha demolito la moschea. A loro dire, essa sorgeva sui resti di un tempio dedicato al dio Ram. Dall’assalto sono scaturiti duri scontri con la comunità musulmana, che hanno provocato circa 2mila morti.
Con il proscioglimento dei rappresentanti del Bjp, il massacro rimane ancora oggi senza colpevoli. Delle 49 persone incriminate in origine, 17 sono decedute durante l’iter processuale. Per i musulmani d’India si tratta del secondo duro colpo in poco più di un anno. Nel 2019, ponendo fine a una battaglia legale durata anni, la Corte suprema ha assegnato alla comunità indù l’area dove si ergeva la moschea; ai musulmani è stato riconosciuto il diritto di costruire il loro luogo di preghiera in un'altra zona di Ayodhya.
Lo scorso agosto, Modi ha posato la prima pietra per la costruzione di un tempio indù nel sito, mantenendo così una vecchia promessa fatta alla sua base elettorale. La demolizione della moschea di Babri è ritenuta da molti osservatori uno spartiacque nella storia recente del Paese, segnata dalla rapida ascesa della destra nazionalista indù.
L’ All India Muslim Personal Law Board, che raggruppa diverse formazioni politiche musulmane, ha annunciato che si appellerà contro il verdetto di ieri. Anche due tra le principali forze di opposizione al governo Modi (il Congress e il Partito comunista d’India) hanno criticato la decisione dei giudici. Essi parlano di “vergognosa violazione della Costituzione e della legge”.