Leader cristiani: il governo dell’Orissa ha ignorato le vittime del pogrom
Kandhamal (AsiaNews) – Il governo dell’Orissa non ha saputo “asciugare le lacrime” e “curare le ferite” della comunità cristiana a Kandhamal, vittima di una serie di violenze scatenate ai fondamentalisti indù che, fra agosto e ottobre del 2008, ha causato centinaia di morti. È quanto denunciano in un comunicato congiunto mons. Raphael Cheenath, SVD, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar e Swarupananda Patra, presidente dell’Orissa Minority Forum. I leader cristiani hanno inoltre presentato un documento in 10 punti in cui chiedono condanne per gli autori del pogrom anti-cristiano, compensi alle vittime e iniziative di pace per assicurare una coesistenza armonica fra fedeli di religioni diverse. La società civile è ancora scossa dai rapporti pubblicati di recente da autorevoli ong, in cui sono denunciati il traffico di vite umane e violenze di diverso genere. La minoranza cristiana è fra le più fragili e, ancora oggi a distanza di due anni, la gente è costretta ad abbandonare Kandhamal. Mons. Cheenath e il presidente di Omf denunciano anche i “risarcimenti inadeguati” alle vittime degli attacchi, le cui case sono andare “completamente o parzialmente” distrutte. I soldi sono di molto inferiori ai prezzi di mercato e aggiungono: “gli enti legati alla Chiesa hanno contribuito alla ricostruzione di 2500 case, pur con risorse limitate, ma 3500 alloggi restano costruiti a metà o neppure iniziati”.
I leader cristiani chiedono al governo dell’Orissa di seguire l’esempio di altri governi e assicurare indagini accurate per consegnare i colpevoli alla giustizia. Il Forum delle minoranze in Orissa ha lanciato un’ala giovanile, chiamata Orissa Minority Youth Development Forum, per far fronte ai bisogni della comunità di Kandhamal e avanza una serie di richieste al governo per far fronte alle emergenze e assicurare giustizia. Fra queste vi sono: la riapertura delle indagini a carico dei colpevoli; la protezione di vittime e testimoni; risarcimenti adeguati per quanti hanno perso case o attività commerciali, perché possano ricostruirsi una vita; fornire un terreno per l’edificazione di una chiesa, che diventi luogo di preghiera per gli sfollati.