Leader cristiani contro il ministro Shah: il Pakistan non tutela le minoranze
Alle commemorazioni per il centenario del “massacro di Nankana” il titolare dell’Antidroga rivendica il “rispetto e la tutela” dei non musulmani. Invece in India, prosegue, le minoranze sono oggetto di “atrocità”. Parole sconfessate da attivisti e ministri del culto. Il pastore Bashir ricorda la lunga serie di abusi, dalle violenze sessuali alle false accuse di blasfemia.
Lahore (AsiaNews) - La parole pronunciate dal ministro pakistano dell’Antidroga Ijaz Shah nei giorni scorsi, in occasione delle celebrazioni per il centenario del “massacro di Nankana” (meglio noto come Saka Nankana), hanno sollevato polemiche e indignazioni. Alla funzione tenuta il 21 febbraio al Nankana Sahib, a Lahore (Punjab), il politico ha sottolineato che tutte le minoranze del Paese sono rispettate e tutelate, mentre in India sono oggetto di “atrocità”. Immediata la replica di alcune personalità, anche cristiane, che ricordano i numerosi esempi di violazioni e abusi nel contesto di una tutela che è solo “sulla carta”.
L’intervento del ministro si inserisce nel quadro delle celebrazioni per il centenario del massacro di Nankana, cui hanno partecipato moltissimi pellegrini Sikh da tutto il Pakistan e anche dall’estero. Esso commemora l’uccisione di oltre 260 sikh, fra cui bambini di sette anni, per mano dell’ultimo custode Udasi Mahant Narayan Das e dei suoi mercenari quando il territorio era ancora parte dell’India britannica. L’evento culminante della tre giorni è coinciso con l’anniversario di nascita di Guru Nanak, alla presenza di esponenti politici, leader religiosi, rappresentanti delle minoranze, attivisti e fedeli riuniti a Nankana Sahib.
Rivolgendosi ai presenti, il ministro dell’Antidroga ha detto che “il buon trattamento delle minoranze è uno degli obblighi previsti dalla religione islamica” e “il colore bianco nella bandiera nazionale rappresenta le minoranze”. Guru Nanak, prosegue, “ci ha insegnato la lezione di pace e amore verso le persone”. Egli ha quindi ricordato l’inizio “a breve” dei lavori di costruzione della Baba Guru Nanak University, che rappresentano una vera e propria “rivoluzione educativa” per la zona, voluta con forza dal governo pakistano che “coprirà tutte le spese”.
Le parole celebrative del ministro sollevano preoccupazione, e indignazione, in molti rappresentanti delle minoranze religiose secondo cui è falso affermare che “tutte le minoranze religiose in Pakistan godono del pieno rispetto dei diritti”. Il reverendo Javed Bashir, della Voice of Christ Pentecostal Church a Karachi, afferma che le parole di Ijaz Shah sono contrarie alla realtà “perché non solo i cristiani, ma tutte le minoranze vivono una situazione difficile” che peggiora “di giorno in giorno”.
“Preghiamo per la leadership e le autorità del nostro Paese, perché possano portare vera pace e la nostra nazione possa prosperare” prosegue il leader cristiano. “Siamo preoccupati per il futuro dei nostri giovani” e resta essenziale “educare i bambini”. Il pastore Bashir ricorda il recente rapporto di International Christian Concern che conferma il periodo critico vissuto dai non musulmani e i molti abusi e violenze di cui sono oggetto. Il documento, sottolinea, riferisce di almeno 38 episodi di persecuzione che comprendono “discriminazioni, assalti sessuali, sequestri, conversioni forzate, matrimoni forzati, accuse pretestuose di blasfemia e anche omicidi”.