Le riserve cinesi di valuta oltre i 2.500 miliardi di dollari
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La riserva della Cina di valuta estera, la maggiore del mondo, ha raggiunto il record di 2.500 miliardi di dollari (circa 1800 miliardi di euro). Aumentano le critiche contro la politica monetaria cinese, che molti accusano di danneggiare la ripresa economica globale, anche perché Pechino respinge ogni invito a riapprezzare lo yuan, ritenuto da tutti sempre più sottostimato.
Secondo le stime dell’agenzia Bloomberg, nel 3° trimestre 2010 le riserve valutarie della Cina sono aumentate di circa 48 miliardi di dollari. Nei prossimi giorni la centrale Banca di Cina (Boc) comunicherà il dato ufficiale.
Il continuo aumento delle riserve di valuta aumenta le critiche contro il rifiuto cinese di riapprezzare lo yuan per allinearlo al suo effettivo valore di mercato. Da anni Pechino tiene la sua valuta sottostimata nei cambi con le altre valute, cosa che le consente di tenere bassi i prezzi dei propri prodotti, con robuste esportazioni e un forte surplus commerciale negli scambi con l’estero.
Il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner da tempo insiste che uno yuan più forte porterebbe un aumento della domanda e del consumo interno in Cina, così da compensare il prevedibile decremento delle esportazioni.
Ma l’8 ottobre Zhou Xiaochuan, governatore della Boc, nel corso della riunione del Fondo monetario internazionale, ha ribadito la volontà di evitare “terapie shock”. Da mesi Pechino risponde di non volere adottare cambiamenti strutturali nell’attuale situazione, con l’inflazione in crescita oltre il 3% (+3,5% ad agosto), con il rischio di bolle speculative in settori-cardine come l’immobiliare e con il problema della disoccupazione giunta al 9%.
Da agosto lo yuan si è apprezzato di circa il 2%. Ma il dollaro Usa ha perso oltre il 7%, per cui la valuta cinese si è rinforzata rispetto a quella statunitense.
Yi Gang, vicegovernatore della Boc, ha sottolineato che Pechino vuole attuare un intervento “graduale” e ha confermato la volontà di ridurre il surplus negli scambi commerciali a meno del 4% entro 5 anni, rispetto al 5,8% del 2009, ma non ha indicato strade né tempi certi, e gli altri Stati non appaiono disposti ad attendere così a lungo.
Lo scorso 22 settembre il premier Wen Jiabao ha ripetuto il timore che un eccessivo rafforzamento dello yuan potrebbe causare fallimenti di aziende e perdita di posti di lavoro, con conseguenti “forti proteste sociali”.