Le religioni mondiali insieme ad Abu Dhabi per i diritti dei bambini
In concomitanza con quella dell'Onu il 20 novembre è anche la Giornata di preghiera e azione per i bambini, un'iniziativa nata in Giappone per sfruttare il potenziale delle comunità religiose per proteggere il benessere dei più piccoli. Alla sua sesta edizione, leader religiosi, rappresentanti intergovernativi e ong si sono riuniti negli Emirati Arabi Uniti per chiedere un'azione concreta contro le violazioni dei diritti sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite.
Abu Dhabi (AsiaNews) - 900 partecipanti provenienti da 67 nazioni in rappresentanza delle grandi religioni mondiali - ebraismo, cristianesimo, islam, induismo e buddhismo - si sono riuniti questa settimana ad Abu Dhabi sul tema del ruolo delle comunità religiose nell'assicurare un futuro sicuro, protetto e sostenibile ai bambini di tutto il Pianeta in un contesto globale sempre più difficile.
“Il recente aumento delle minacce al benessere dei bambini, come l'aumento della violenza e l'indebolimento della sicurezza, minacciano le nostre comunità religiose”, ha detto ai partecipanti Kul Gautam, presidente della Rete Globale delle Religioni per l'Infanzia (GNRC). “Si tratta di sfide che nessun Paese o nessuna religione può risolvere da solo”, ha aggiunto.
La GNRC è una realtà nata per iniziativa di Arrigatou International, il cui fondatore, il leader buddhista rev. Takayasu Miyamoto, era convinto dell'urgente necessità di dare priorità ai diritti dei bambini nell’impegno per la pace. Negli anni '90 iniziò a esplorare i diversi ambienti in cui vivevano i bambini nel mondo e individuò subito il potenziale di attingere alla risorsa delle comunità religiose come canale prioritario per accedere ai sistemi di assistenza e protezione per i bambini a rischio.
“All'epoca lavoravo presso il Dicastero per il Dialogo interreligioso e li accompagnavo nel loro lavoro basato sulla Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dell'infanzia”, racconta mons. Felix Machado, arcivescovo di Nashik, in India, membro fondatore del comitato consultivo della GNRC. “Con il tempo, un gruppo di leader si è riunito intorno al dato di fatto che la questione dello sfruttamento dei bambini è un fenomeno trasversale e transnazionale. Pur non volendo sostituirci agli attori istituzionali, abbiamo creduto che la prima cosa che le comunità religiose potessero fare fosse pregare e agire a livello locale nella prevenzione, e a livello strategico internazionale, istituendo una Giornata di preghiera e azione per i bambini, che coincide con la Giornata delle Nazioni Unite e con l'anniversario della Convenzione”.
“Grazie alla nostra presenza globale - continua mons. Machado - sapevamo che avremmo potuto e dovuto fare di più per i bambini in situazioni di crisi in tutto il mondo, che si tratti di abusi, abbandono, guerra, povertà, discriminazione. E sono quattro i punti chiari che emergono da questo Sesto forum: in primo luogo, dobbiamo sempre andare avanti insieme ai bambini, lavoriamo con e per loro. Per questo il forum è stato preceduto da tre giorni di incontri con i delegati dei bambini, in modo che abbiano una voce attiva e partecipativa. In secondo luogo, dobbiamo valutare l'attuale situazione globale dei bambini e poi procedere concretamente, meno chiacchiere e più azioni. In terzo luogo, nonostante il pessimismo diffuso, abbiamo la gioia della speranza che i bambini ci danno e che costruisce il nostro coraggio di leader per fare ciò che è necessario, costruendo un rispetto reciproco e intergenerazionale che è abbastanza unico”.
Infine, conclude il presule indiano, “come cattolico sono testimone dell'effetto a cascata dello stile di papa Francesco (che proprio oggi - durante l'udienza generale del mercoledì - ha annunciato che il 3 febbraio nell'ambito del Giubileo si terrà in Vaticano un Incontro mondiale per i diritti dei bambini ndr); da tutte le delegazioni, nella nostra diversità religiosa, emerge l’istanza di accompagnare i bambini e non imporre loro le nostre idee. Inoltre, il tema della compassione che dà forma alle nostre azioni e al nostro impegno verso i bambini vulnerabili: dobbiamo lavorare come religioni in modo coeso e collaborativo per promuovere il benessere dei bambini come fratelli e sorelle in una casa comune al di là delle nostre divisioni religiose”.