Le promesse sul nucleare dell'Iran, Paese della "cultura della menzogna"
Nella tradizione sciita, la simulazione è lecita e secondo alcuni obbligatoria quando è in difesa della fede. Ahmadinejad scrive a Bush per proporre "nuove soluzioni" e il parlamento di Teheran minaccia di chiedere il ritiro dell'Iran dal Trattato di non proliferazione.
Teheran (AsiaNews) - "Basta! La televisione statale IRIB dice troppe bugie". Questa dichiarazione, sorprendentemente ripresa da alcuni giornali iraniani, l'ha fatta la scorsa settimana il sindaco di Teheran, Qalibaf. Personalità potente nel regime fu il capo della polizia ha potuto esprimere questa protesta ma o per auto-censura, o per censura, non ha voluto o potuto dire di più. Così, non si saprà quali sono state le bugie che hanno fatto adirare Qalibaf. Ce ne sono tante
Allora, sul nucleare, pure bugie? Di fatto, l'Iran ha perso la fiducia della comunità internazionale. Ieri, più di 160 parlamentari iraniani hanno sottoscritto una dichiarazione nella quale si minaccia di chiedere al governo il ritiro dell'Iran dal Trattato di non proliferazione nucleare, se il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, consentirà agli Stati Uniti di invocare il ricorso all'art. 7 della carta delle Nazioni Unite (che prevede la possibilità di sanzioni ed il ricorso all'uso della forza, n.d.r.) contro l'Iran. Si è mosso anche il presidente Ahmadinejad che ha scritto a Bush proponendo, a quanto reso noto a Teheran, "nuove soluzioni per eliminare I problemi internazionali e l'attuale delicata situazione mondiale".
In effetti, solo pochi giorni fa, un esperto occidentale dell'Iran, Tim Guldimann, dichiarava : "Nonostante ripetute affermazioni statunitensi, l'Iran non ha nessuna intenzione di produrre qualche tipo di bomba nucleare. L'ha affermato molte volte la Guida suprema, ayatollah Seyyed Ali Khamenei, e le sue dichiarazioni sono degne di fede. La leadership religiosa iraniana si è espressa chiaramente, dicendo che non vuole la bomba nucleare". Dichiarazioni eccezionali a favore dell'Iran, e da parte di una personalità assai nota: Guldimann è professore di scienze politiche a Francoforte e fu ambasciatore di Svizzera a Teheran.
In effetti, Khamenei è l'autorità suprema, politica, militare e pure religiosa nell'Iran. In questo Paese, però, esiste una "cultura della menzogna", tipica in una società di poeti e di commercianti, che per di più deve sempre distinguere la sfera pubblica, sotto stretto controllo, dalla privata Un giornalista tedesco usa spesso quest'immagine per descrivere questa cultura: "Ci sono tante parole in Farsi per parlare d'inganno quante quelle degli eschimesi per designare i vari tipi di neve".
In Farsi, c'è la parola "taghieh", derivata dall'Arabo "taqyiya", che potrebbe essere tradotta "circospezione" oppure "santità", che indica le "sante bugie", la simulazione lecita se non obbligatoria (secondo alcune scuole teologiche) quando la difesa della propria fede lo richiede. Questo concetto si è sviluppato in particolare nell'islam sciita, che è spesso stato in una situazione di persecuzione o almeno di minoranza, nella storica opposizione al sunnismo. Così, pure i mollah dicono bugie quando si tratta di cose importanti e cruciali
Nella questione del nucleare, è più onesto e prudente non affermare niente. Magari Khamenei diceva la verità, forse no e forse un giorno, quando sarà utile alla Repubblica islamica, le sue parole, pure sincere quando sono state dette, saranno rovesciate e considerate come "taghieh".
Conclusione: meglio sarebbe non limitarsi alle assicurazioni verbali. La paranoia si deve evitare ma basandosi su fatti e non su delle parole. La taqiya, quest'arma stranissima di difesa usata dagli sciiti, si rivolge adesso contro di loro e il governo islamico iraniano.