Le misure di Mosca contro le “sette estremiste”
Mosca (AsiaNews) – Misure per combattere le “sette estremiste” iniziano a circolare nelle amministrazioni locali in Russia. Tra queste circola l’idea di creare una milizia di volontari che sorvegli le attività nelle istituzioni culturali, di istituire una sorta di checkpoint in centri culturali e cinema e controllare che in questi luoghi non abbiano spazio rappresentanti di “sette totalitarie”. Sono tutte direttive contenute in una lettera che il vice direttore del dipartimento del Lavoro e della sicurezza sociale della regione autonoma di Khanti-Mansiisk ha inviato ai direttori delle istituzioni culturali locali. Lo riporta il sito portalcredo.ru.
Nella lettera si spiega che sul territorio della Federazione russa, di recente, si stiano diffondendo “sette e gruppi distruttivi, le cui attività causano danni irreparabili alla società e all’individuo”. Per far fronte alla situazione, il dipartimento ha così preparato del materiale “per combattere la partecipazione dei membri di tali sette a eventi culturali o sociali”.
Oltre alle iniziative già citate, le autorità hanno intenzione di portare avanti una campagna di informazione sui media e di registrare, in cliniche e ospedali, i casi di rifiuto di trattamenti medici sulla base di “motivazioni confessionali”.
Alla lettera erano allegate due liste: quella delle organizzazioni ritenute estremiste nella Federazione russa e quella dei “più noti gruppi totalitari che hanno attività consistenti” nel Paese. Tra queste ultime – 265 in tutto - compaiono “Herbalife”, “Amway” e “Word of Life”, che è regolarmente registrata al ministero federale di Giustizia. Nella lista rientrano anche i Testimoni di Geova, i mormoni, la Chiesa di Scientology e gli avventisti del settimo giorno.
L’iniziativa delle autorità di Khanti-Mansiisk conferma la situazione difficile che affrontano in Russia alcune realtà religiose, costrette ad affrontare azioni che, dietro la giustificazione della lotta all'estremismo, hanno sempre più il carattere della persecuzione. Nel mirino anche della giustizia federale sono soprattutto i TdG, tacciati di essere una “setta” dalle “attitudini non amichevoli verso le altre Chiese”. Con probabilità le autorità non gradiscono alcune pratiche dei fedeli come l’obiezione di coscienza verso il servizio militare, il rifiuto all’uso delle armi, la rinuncia alle trasfusioni di sangue e la richiesta di dedizione totale degli adepti alla vita della comunità.
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