Le imprese coreane fuggono dalla Cina senza pagare salari né debiti
Centinaia di imprese non riaprono dopo la chiusura per il Nuovo anno, senza pagare i dipendenti né gli altri debiti. Seoul interviene per evitare una crisi diplomatica. Chiudono anche migliaia di fabbriche di Taiwan e Hong Kong.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Rischia di innestare una crisi diplomatica l’esodo di molti imprenditori coreani, che chiudono le fabbriche in Cina senza pagare dipendenti, né fornitori. Ieri Seoul ha chiesto a Pechino di discutere una soluzione. E’ probabile che il governo coreano copra parte dei debiti inevasi dalle sue ditte. Secondo il South China Morning Post, a Jiaozhou (Shandong) 103 delle 119 imprese chiuse d’improvviso senza pagare sono sudcoreane.
Le nuove imposte (da cui prima le aziende estere erano esentate), i maggiori controlli sull’inquinamento, la crescita dello yuan e l’aumento del costo del lavoro (la nuova legge riconosce ai dipendenti assicurazione sanitaria e buonuscita) hanno reso meno conveniente mantenere la produzione in Cina. Si stimano esserci circa 20mila ditte sudcoreane nel Paese, molte delle quali da tempo producono in perdita.
Affaristi privi di scrupoli hanno approfittato delle vacanze per il Nuovo anno lunare, facendo trovare agli operai la fabbrica chiusa, al ritorno dalle brevi ferie. Anche molte ditte di Hong Kong e Taiwan stanno chiudendo le fabbriche in Cina per spostarle altrove. Si prevede che nell’anno, nella sola zona del Delta del Fiume delle Perle chiuderanno almeno 10mila fabbriche.
Anche i 200 dipendenti della Dongguan Hongsheng Mould Factory hanno trovato chiusa la fabbrica, di una ditta di Taiwan. “Il capo – commenta un operaio – ha sempre trattenuto i nostri salari alla fine dell’anno lunare, per costringerci a tornare. Non abbiamo mai pensato che potesse chiudere”.
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