Le borse in Asia “seguono” Wall Street: crollo di Tokyo ma non di Shanghai
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Ancora a picco le borse asiatiche dopo il crollo ieri di Wall Street. Tokyo ha chiuso a -6,35%, sotto la soglia critica degli 8mila punti, massimo ribasso da due settimane, anche quale conseguenza dell’apprezzamento dello yen sul dollaro.
Aprono in segno negativo anche Seoul (-2,1%), Taiwan (-5%) e Singapore (-2,3%). L’India apre con un -3,4% e la Thailandia con il -1,37%.
Esperti osservano che le pessime performance dei mesi scorsi inducono gli investitori al pessimismo, per cui reagiscono al minimo segnale negativo. In Asia sono soprattutto in crisi le aziende esportatrici, a partire dal settore automobilistico, che gli esperti dubitano riescano a rispettare le precedenti stime su utili già molto ribassati. In calo anche il petrolio, scambiato a Singapore sotto i 50 dollari al barile, dopo che ieri i Paesi produttori hanno rinviato il taglio della produzione alla riunione del 17 dicembre ad Algeri.
Male anche Hong Kong, scesa del 4,9%, con forti perdite delle aziende immobiliari, molte delle quali hanno grandi interessi in immobili e alberghi tailandesi che risentono dall’attuale incertezza di quel Paese.
Shanghai va in parziale controtendenza: ha aperto con un -1,99% ma chiuso con una perdita di “solo” -026%, con molte ditte soprattutto industriali con segno positivo. Esperti ritengono che il mercato ha reagito in modo positivo al deprezzamento dello yuan, ieri al minimo rispetto al dollaro da 5 mesi, per l’attesa che questo sia positivo per le esportazioni verso gli Usa.
Nel tentativo di stimolare l’economia, Pechino ha iniziato da ieri a togliere il controllo su generi alimentari essenziali quali carne, grano, olio da cucina e prodotti caseari, introdotto a gennaio per contenere la veloce inflazione che colpiva soprattutto gli alimentari con un picco di +8,7% a febbraio, rispetto al +4% di ottobre per l’indice dei prezzi al consumo. “Ora – spiega l’analista Xing Zhiqiang – occorre un attento controllo contro il rischio di deflazione”.