12/07/2006, 00.00
INDIA
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Le bombe di Mumbai "volevano distruggere il cuore dell'India, ma hanno fallito"

Padre Carlo Torriani, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere a Mumbai, sottolinea ad AsiaNews come la città sia subito tornata alla normalità e si sia unita nel combattere, senza violenza, l'odio dei terroristi.

Mumbai (AsiaNews) – L'attacco allo snodo ferroviario di Mumbai "voleva colpire il cuore economico dell'India, sgretolare dall'interno l'unità degli indiani e fiaccare il morale della popolazione, ma ha fallito nel suo intento". Padre Carlo Torriani, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, analizza così per AsiaNews il devastante attentato che ieri ha provocato oltre 190 morti e quasi 700 feriti.

"Nessuno ha ancora rivendicato gli attacchi – dice il missionario – anche se i giornali accennano ai soliti gruppi indipendentisti: lo Students Islamic Movement of India [Simi, Movimento degli studenti islamici dell'India, un gruppo simile ai talebani ndr] ed il Lashkar-e-Taiba [gruppo di matrice islamica che opera nel Kashmir, con base in Pakistan e in India ndr] ma non vi sono prove certe del coinvolgimento dei due".

"La città – racconta - ha reagito in maniera calma: di solito ci si aspetta sempre un contrattacco degli estremisti indù contro la minoranza musulmana, ma finora non è successo nulla: la Borsa ha tenuto bene e la popolazione ha ripreso da subito le normali attività".

La mancata reazione dei nazionalisti si può attribuire all'invito del governo alla calma, ma anche ad un nuovo senso di unità fra la popolazione. "In questo caso – spiega p. Torriani - è interesse di tutti mantenere l'unità all'interno dell'India: i terroristi volevano provocare lo sgretolamento dall'interno del Paese, ma in questo caso anche i Partiti di destra non hanno abboccato alla provocazione. Molti di loro hanno accusato il governo di non essere stato preparato e di non aver avuto un servizio informativo efficiente, ma non sono scesi nelle piazze a manifestare e non hanno scatenato violenze di sorta".

"Il sentimento pubblico – aggiunge - è più portato verso un'accusa al Pakistan, che non controlla i terroristi. E' il solito ritornello: quando succede qualcosa, viene accusata l'altra parte del confine. Negli ultimi mesi, però, c'è stata una distensione importante fra Delhi ed Islamabad: hanno riaperto i collegamenti di autobus, fermi da 30 anni, ed hanno compiuto altri gesti importanti che hanno riavvicinato i due popoli. Penso che questa distensione sia nell'interesse di entrambe: sono alleate nel combattere il terrorismo di al-Qaeda e credono nella loro lotta.".

"La città – conclude – si riprenderà facilmente: chiunque abbia piazzato quelle bombe ha cercato di colpire e distruggere il cuore economico dell'India, ma non è riuscito nel suo intento".

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