07/01/2011, 00.00
ISRAELE – PALESTINA
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Le Chiese di Terra Santa pregano per l’unità dei cristiani

di Arieh Cohen
Le celebrazioni in programma dal 23 al 30 gennaio, in ritardo rispetto al resto del mondo, per la festa armena ortodossa dell’Epifania. I cristiani di Gerusalemme invitati a riscoprire un “ecumenismo genuino”. Ma le chiese greco-ortodosse non prevedono servizi comuni e diverse comunità evangeliche non parteciperanno alle celebrazioni.
Tel Aviv (AsiaNews) – E’ stato pubblicato il programma delle celebrazioni della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, a Gerusalemme. Esse avverranno dal 23 al 30 gennaio, in ritardo rispetto all’osservanza della Settimana nel resto del mondo, a motivo della festa armena ortodossa dell’Epifania secondo il calendario giuliano. Come nella più antica tradizione della Chiesa, per gli armeni l’Epifania comprende anche la celebrazione della Nascita di Cristo (il Natale). I servizi ecumenici si terranno, in quest’ordine, nelle chiese Greco-melchita-cattolica, armena ortodossa, luterana, Cattolica latina, siro-ortodossa, etiopica ortodossa e anglicana. La Custodia francescana di Terra Santa ospiterà un servizio ecumenico di preghiera anche nel Cenacolo, il Luogo Santo che commemora l’Ultima Cena, oltre al servizio nella chiesa parrocchiale di San Salvatore, di rito latino, che è la stessa chiesa conventuale della odierna casa madre.
 
Le chiese greco ortodosse in Gerusalemme evitano di ospitare servizi di preghiera specificatamente ecumenici. Per superare tale riluttanza, cattolici e protestanti saranno semplicemente presenti, sabato 22 gennaio, alla regolare celebrazione dell’“Apodeipnon” (“la Compieta”) dei monaci greco-ortodossi sul Monte Calvario. Esso è rinchiuso all’interno della Basilica del Santo Sepolcro, che i greci chiamano suggestivamente l’Anastasis, Basilica della Risurrezione. Assenti dalla lista sono anche luoghi di culto di significative comunità evangeliche (eccetto l’anglicana e la luterana), notevolmente i battisti.
 
Per dare alla celebrazione della “Settimana dell’Unità” a Gerusalemme la sua qualità specifica, le Chiese partecipanti hanno scelto come tema: “Uniti nell’insegnamento degli Apostoli, nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera” (cf. Atti 2, 42). Esse spiegano di voler “chiamare tutti i cristiani alla riscoperta dei valori che univano insieme la primitiva comunità cristiana in Gerusalemme”. Intendono dire che, “i cristiani di Gerusalemme chiamano i loro fratelli e le loro sorelle a fare di questa settimana di preghiera l’occasione per un rinnovato impegno di lavoro per un ecumenismo genuino, basato sull’esperienza della Chiesa primitiva”. Alla luce di tutto ciò, le Chiese di Gerusalemme chiedono ai cristiani di tutto il mondo di “ ricordarsi di loro, della loro situazione di insicurezza, e di pregare per la giustizia che porterà la pace in Terra Santa”.
 
In Terra Santa, in effetti, l’unità dei cristiani è un imperativo, non solo teologico, ma anche esistenziale. Le colluttazioni, di volta in volta, tra i monaci greco-ortodossi e quelli armeno-ortodossi, nella basilica del Santo Sepolcro sono fonte ricorrente di scandalo in tutto il mondo e causa di disagio per i cattolici, che non sono mai coinvolti, e che possono solo guardare e aspettare inermi che la polizia ristabilisca l’ordine. In prospettiva più ampia, lo sforzo di mettere al sicuro la minuta comunità cristiana di Terra Santa viene reso ancora più difficile da divisioni e mancanza di unità. “Che tutti siano una sola cosa” è perciò una preghiera e un impegno, che in questa Terra hanno carattere di particolare urgenza.
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