L'appello del card. Bo: 'Pace e non violenza la via del Natale'
Nel messaggio d'Avvento l'arcivescovo di Yangon riflette sui dieci mesi di violenze inflitte al Paese dopo il colpo di mano dei militari. "Quanti dovrebbero custodire la vita e la sicurezza sono diventati una spaventosa causa di angoscia e paura". "Due o tre milioni di persone hanno fame di cibo, ma tutto il popolo del Myanmar ha fame di giustizia". L'appello ai giovani: "Impugnate la verità, non le armi".
Yangon (AsiaNews) - “Il vero Natale sarà quando questo Paese crederà nella pace”. Lo scrive il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, nel suo messaggio ai fedeli diffuso in occasione dell’Avvento. Un testo in cui il porporato, che è anche presidente della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc), parla a lungo del conflitto innescato dal colpo di mano con cui i militari il 1 febbraio hanno cancellato l’esito delle elezioni.
“La violenza ripugnante degli ultimi dieci mesi - scrive il cardinale Bo - ha offeso la sensibilità del mondo. Eppure noi non accettiamo il male della disperazione e dell'odio. Con Gesù vogliamo proclamare: possa esserci pace. Alla nazione delle ferite autoinflitte, noi diciamo: quando è troppo è troppo, mio caro Myanmar”. “Non scuseremo mai - aggiunge l’arcivescovo di Yangon - l'ingiustizia e la sofferenza degli innocenti. Quanti dovrebbero custodire la vita e la sicurezza del nostro popolo sono diventati una spaventosa causa di angoscia e paura. Anche a loro diciamo: c'è una forza nell'amore. Questo è il messaggio di Gesù e del Natale”.
Nel suo messaggio il cardinale Bo ricorda che “solo un anno fa, questo Paese aveva nel suo cuore grandi sogni. Purtroppo si sono trasformati in fretta in un incubo”. Il porporato invita a vivere il Natale come il “momento dell'introspezione: per quanti credono solo nella violenza, per quanti la perpetrano e per quanti ne sono vittime. Chi ha iniziato la violenza e crede nelle sadiche torture e uccisioni è la causa principale di questa valle di lacrime”.
“Sono profondamente preoccupato - aggiunge l’arcivescovo di Yangon - per i nostri giovani. Solo un anno fa avevano i loro sogni, che non vengono uccisi dalle armi. Strangolati da una violenza disumana la tentazione è quella di cercare la vendetta. Ma la vittoria non si ottiene solo impugnando le armi. Impugnate la verità, impugnate l'amore. C'è sempre una via non violenta, una soluzione pacifica. Ancora una volta, rivolgo l'appello a non seguire la via della violenza. La violenza genera solo violenza. Cambiate strada. Credete nella verità, credete nel potere dell'amore”. Citando il Mahatma Gandhi ribadisce che “la non violenza non è per i deboli di cuore. È l'arma dei forti”.
Ricorda poi come papa Francesco parli “costantemente in favore del popolo del Myanmar. Durante la sua visita, ha scelto di incontrare tutti solo per la causa della pace. Ha lasciato un mandato di pacificazione alla Chiesa del Myanmar. Questo mio appello continua il suo appello. Cerchiamo la pace e la riconciliazione. Bussiamo ad ogni porta, bussiamo alle potenze. La storia è dalla nostra parte”.
“Cercare un metodo pacifico - chiarisce ancora il cardinale Bo - non significa diluire alcun diritto. Il concetto di pace della Chiesa cattolica parte dalla ricerca della giustizia. Gesù, nel Discorso della montagna, predicava: beati gli operatori di pace. Ma in quello stesso discorso diceva anche: beati quanti hanno fame e sete di giustizia. Sì, due o tre milioni di persone in questo Paese hanno fame di cibo; ma tutto il popolo del Myanmar ha fame di giustizia. E finché questa fame non sarà placata, non ci sarà la pace”.
È la speranza che l’arcivescovo di Yangon affida a questo Natale: “Che tutti noi possiamo vivere in pace. Speriamo che tutti quanti sono in carcere possano tornare a casa; che tutti quelli che sono nei campi per sfollati possano tornare a casa; che tutti quanti sono costretti a nascondersi possano camminare liberamente, che tutti i feriti siano guariti, che tutte le famiglie spezzate siano unite e che tutte le armi tacciano. Accettiamo che il bene comune nei nostri cuori sia più potente dell'odio frammentato. Impariamo da molti Paesi del sud-est asiatico come la Cambogia, il Vietnam, il Laos che hanno smesso di combattersi e hanno intrapreso la via dello sviluppo. Siamo pieni di risorse sopra e sotto la terra. Ma non abbiamo pace”.
“In questo periodo di Avvento - invita ancora il cardinale Bo - preghiamo per tutti, specialmente per i giovani. Preghiamo anche per coloro che cercano di dominare il nostro popolo con le armi. I nostri conflitti non sono mai stati contro un nemico straniero. Sempre contro il nostro popolo. Ma possiamo risolvere le nostre differenze. Il vero Natale - conclude il porporato - sarà quando questo Paese crederà nei mezzi pacifici per risolvere le contese. Lasciamo che la profezia di Isaia, scritta anche sulla facciata del palazzo dell’Onu, diventi realtà: ‘Trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra’ (Is 2,4)”.
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