Lama tibetano condannato a morte senza prove
New York (AsiaNews/HRW) Human Rights Watch (HRW) ha presentato ieri un rapporto per chiedere al governo cinese la scarcerazione immediata di Tenzin Delek Rimpoche, un lama tibetano molto stimato dalla sua comunità, perché le accuse a suo carico sono infondate. Attualmente Tenzin Delek Rimpoche si trova rinchiuso nella prigione n. 3 di Chuandong (Sichuan). Il lama è accusato di aver finanziato una serie di attentati dinamitardi il 3 aprile 2002 a Chengdu, capitale del Sichuan, che avevano causato 3 feriti. La sentenza era stata emessa il 2 dicembre 2002 da un tribunale del Sichuan, ma l'organizzazione umanitaria chiede il rilascio del lama nell'attesa di un processo con standard e garanzie internazionali. Secondo HRW, i funzionari cinesi si sono rifiutati di fare un processo a porte aperte (al contrario di quanto prevede la legge cinese) e di rilasciare il verdetto o gli atti d'accusa, col pretesto che nel dibattito sono coinvolti segreti di stato. Né hanno permesso al lama di essere difeso dagli avvocati scelti dalla sua famiglia. La condanna a morte del monaco è stata sospesa per due anni e sarà commutata in detenzione carceraria se si rispettano i termini della sospensione. Un altro tibetano implicato nella vicenda, Lobsang Dondrup, 24 anni, parente del lama Tenzin, è stato giustiziato il 26 gennaio 2003 con l'accusa di aver fatto esplodere la bomba. Secondo HRW questo è l'ennesimo tentativo del governo cinese di reprimere il popolo tibetano dal punto di vista politico, culturale e religioso.
Da più di 10 anni Tenzin Delek Rimpoche è oggetto della persecuzione delle autorità cinesi. Egli si è battuto in prima persona per l'indipendenza del Tibet, la protezione dell'ambiente e il miglioramento delle condizioni sociali, religiose e sanitarie dei tibetani del Sichuan. I rapporti con il governo sono degenerati nel 1993, quando il lama era riuscito a fermare i tentativi di deforestazione della zona. Oltre a Tenzin Delek, la repressione cinese ha coinvolto i suoi familiari e sostenitori, soprattutto nel distretto di Nyangchu dove il lama viveva. Sempre il rapporto di HRW, 6 seguaci del lama sono in carcere, 60 persone della comunità tibetana sono state interrogate, più di 100 abitanti della zona sono fuggiti per timore di essere torturati e messi in prigione. (MR)