Lakhdar Brahimi, inviato Onu per la Siria, lascia la sua "missione impossibile"
New York (AsiaNews) - L'algerino Lakhdar Brahimi, inviato dell'Onu e della Lega araba per cercare una via di pace alla guerra civile in Siria, ha terminato la sua missione, definita "impossibile" da molti.
Il segretario dell'Onu Ban Ki-moon, ne ha dato l'annuncio ieri "con grande dispiacere", precisando che le dimissioni saranno effettive dal 31 maggio e che finora non è stato designato alcun successore.
Nell'agosto 2012, Brahimi aveva preso il posto dell'ex capo dell'Onu, Kofi Annan, il quale non era riuscito a ottenere nemmeno un cessate-il-fuoco dalle parti in lotta, il regime di Bashar Assad e l' opposizione, frazionata in diversi gruppi, spesso in guerra fra loro.
Il diplomatico algerino ha ottenuto un inizio di colloqui lo scorso gennaio a Ginevra, dove le due parti hanno potuto per la prima volta guardarsi in faccia, ma i dialoghi sono franati dopo poche settimane, lasciando ancora spazio alla guerra civile che dal marzo 2011 ha fatto oltre 150mila morti e quasi 10 milioni di sfollati e profughi.
Brahimi si è detto "dispiaciuto di ... lasciare la Siria in una situazione così cattiva"; Ban Ki-moon ha lodato la sua "grande pazienza" mettendo in luce "gli ostacoli quasi impossibili" che egli ha dovuto affrontare.
Ban ha anche criticato il regime di Assad e l'opposizione per il fallimento dei dialoghi. Ed ha ammesso che anche l'Onu "è stata incapace di alcun progresso" e che la comunità internazionale è "disperatamente divisa".
I dialoghi di Ginevra hanno avuto luogo per volere degli Stati Uniti, sponsor dell'opposizione, e della Russia, principale sostenitore di Assad. Ma l'evoluzione di questi ultimi mesi rende sempre più difficile un accordo a livello internazionale e locale.
Sul terreno, l'esercito siriano sta conseguendo diverse vittorie contro i ribelli e Damasco ha aperto la campagna per le elezioni presidenziali, boicottate come "un bluff" dall'opposizione. Brahimi aveva espresso diverse volte la sua perplessità sulle elezioni, che potrebbero diventare uno scoglio capace di fermare qualunque tentativo di dialogo.
Allo stesso tempo, l'opposizione è sempre più divisa fra "laici" e "islamici"; questi ultimi - soprattutto lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante e il fronte al Nousra - continuano a uccidersi a vicenda e a opprimere la popolazione con esecuzioni truculente e regole islamiche fondamentaliste.
A livello internazionale, il rapporto fra Usa e Russia si va raffreddando, dopo la crisi ucraina, e a tutt'oggi appare difficile una loro collaborazione sullo scacchiere medio-orientale.
Vittima di questa situazione rimane la popolazione siriana, sottoposta a bombardamenti e assedi da parte dell'esercito di Damasco, o costretta alla fame, alla sete e agli assassinii da parte dei ribelli. Anche la popolazione mondiale rimane inascoltata: nel settembre scorso, quando si era ad un passo da un attacco militare contro la Siria, i popoli di molte nazioni si erano espressi contro l'azione militare voluta dai loro capi politici, partecipando alla grande veglia di digiuno e preghiera lanciata da papa Francesco la sera del 7 settembre.