Lahore, tribunale assolve 20 persone. Erano accusate di aver bruciato vivi marito e moglie cristiani
Il caso è affidato al tribunale anti-terrorismo. La sentenza è stata emessa il 24 marzo. “In Pakistan non esiste giustizia per le minoranze religiose perseguitate”. I tribunali “comandati dai fanatici”.
Lahore (AsiaNews) – Il tribunale anti-terrorismo di Lahore ha assolto 20 persone accusate di aver bruciato vivi Shahzad Masih e sua moglie Shama, una coppia cristiana di umili origini. Il 24 marzo i giudici hanno liberato gli accusati riconoscendo loro il beneficio del dubbio. Intervenendo al programma televisivo Spot Light, Peter Jacob, attivista e direttore esecutivo del Centre for Social Justice, ha denunciato: “In Pakistan non esiste protezione per le famiglie perseguitate come quella di Shama e Shahzad. Il sistema giudiziario è debole e pertanto le famiglie perseguitate, e in particolare gli esponenti delle minoranze religiose, non ottengono giustizia”.
Il grave episodio di discriminazione religiosa è avvenuto quattro anni fa a Kot Radha Kishan, nel distretto di Kasur (circa 60 km da Lahore). I coniugi sono stati lapidati e gettati vivi nella fornace del mattonificio in cui Shahzad lavorava come manovale. Contro di loro il 4 novembre 2014 era stata diffusa l’accusa di blasfemia, che aveva scatenato la furia omicida di 400 persone. In realtà l’imputazione per blasfemia sarebbe servita solo a vendicare un debito non pagato dal cristiano al datore di lavoro musulmano. Al momento della violenza, la donna era incinta del quinto figlio. Nel novembre 2016 un tribunale ha condannato a morte cinque uomini, a varie pene detentive altri 10, e ne ha assolti 93.
Jacob ritiene che “sarebbe stato meglio se sul caso avesse indagato un tribunale ordinario, invece che quello dell’anti-terrorismo. Nei tribunali di quest’ultimo tipo esistono diverse lacune, le vittime innocenti non sono ricompensate e i colpevoli spesso scampano alle punizioni. Bruciare una coppia innocente non ha niente a che vedere con il terrorismo, come può essere per gli attacchi suicidi. È un crimine che deve essere risolto dai tribunali ordinari. Abbiamo bisogno di adeguata formazione dei gruppi investigativi, se vogliamo assicurare la giusta applicazione dello stato di diritto”. “L’aspetto più doloroso – aggiunge – è che sono stati puniti coloro che hanno incitato la violenza, ma il proprietario del mattonificio ha scampato il processo”.
Rojar Noor Alam, manager operativo di Caritas Pakistan, sottolinea: “La persecuzione delle minoranze religiose, e in particolare dei cristiani, non è una novità in Pakistan. Sfortunatamente gli inquirenti del governo spesso falliscono nel loro lavoro. Questo produce ritardi nella giustizia, che a loro volta si traducono nel rilascio senza alcuna pena dei colpevoli”. Il cattolico riferisce che “nella storia di questo Paese i responsabili degli attacchi contro le minoranze non sono mai stati puniti. Persino i tribunali vengono comandati da questi fanatici che usano la loro influenza per liberare i terroristi. Il Pakistan sta diventando un Paese davvero pericoloso per le minoranze religiose”.
Per Kakkazai Amir, ricercatore e scrittore, “è una triste notizia il fatto che il tribunale abbia assolto gli imputati. Questo darà coraggio ad altri, che potrebbero compiere lo stesso odioso crimine in nome della religione. Dobbiamo tutti condannare questa decisione e chiedere ai legislatori di inasprire le leggi, rimuovendo ogni cavillo legale che potrebbe avvantaggiare i colpevoli. La giustizia deve essere uguale per tutti e lo Stato deve porre più attenzione alle minoranze religiose, assicurando a tutti il diritto di vivere e la dignità”.