Lahore, quartiere cristiano sigillato dopo l’attacco bomba dei talebani
L’attentato di ieri è stato rivendicato dal Tehreek-i-Taliban Pakistan. Bloccato l’accesso alla Bahar Colony, nell’area dell’esplosione. Nel quartiere vivono circa 50mila cristiani e si trovano quasi 200 chiese. Allo studio dei vescovi, un piano immediato per le vittime. Dal 2013 in Pakistan sono avvenuti almeno 160 attentati.
Lahore (AsiaNews) – I trasporti attorno al quartiere cristiano di Lahore sono stati bloccati dopo la devastante esplosione che ieri ha colpito la città, durante la quale sono morte 26 persone, tra le quali nove poliziotti. Il pastore John Feroze del Christ King Gospel Ministries riferisce ad AsiaNews: “La polizia ha recintato diversi chilometri dal punto dell’esplosione. Tra le aree delimitate, anche l’entrata principale della Bahar Colony, dove vivono circa 50mila cristiani. Per raggiugere le nostre case, stiamo utilizzando percorsi alternativi”.
Secondo il rev. Feroze, “nel nostro Paese le persone hanno dimenticato l’umanità. I terroristi non rispettano l’islam. La pace non potrà prevalere fino a quando il governo non agirà con severità contro le madrasse (seminari islamici), gli iman radicali e i gruppi terroristi illegali”.
Questa mattina in tutte le chiese del Paese si sono svolte preghiere per le vittime dell’attentato di ieri, avvenuto nella zona del mercato ortofrutticolo [vicino alla torre di Arfa Karim in Ferozepur Road, ndr]. Il mercato di trova nei pressi dell’ingresso del quartiere cristiano di Bahar, in cui si trovano circa 200 chiese. I talebani del Pakistan [Tehreek-i-Taliban Pakistan (Ttp), ndr] hanno rivendicato l’attacco suicida. Haider Ashraf, vice ispettore generale delle operazioni di polizia, ha dichiarato che l’attentatore, di circa 18 anni, era in sella ad una motocicletta e indossava un giubbotto imbottito con 12 chili di esplosivo.
Al momento della detonazione, i vescovi cattolici di tutto il Paese erano riuniti a Youhanabad, a sud di Lahore, per un incontro della direzione di Caritas Pakistan. Roger Randhawa, della gestione delle operazioni del braccio sociale della Chiesa a Lahore, riferisce: “La nostra città è un bersaglio frequente perché viene chiamata letteralmente ‘Cuore del Pakistan’. In seguito alla riunione dei vescovi, verrà formulato un piano immediato per le vittime. Condanniamo questo atto brutale”.
Secondo il Ministero dell’informazione e delle telecomunicazioni, dal 2013 – quando si è insediato il governo di Nawaz Sharif della Pakistan Muslim League – sono avvenuti circa 160 attentati terroristici. Nel frattempo le forze di sicurezza nella metropoli sono state poste sotto la massima allerta dopo l’esplosione, la terza di quest’anno. Ulteriori agenti di polizia stanno rivedendo le misure di sicurezza, visitando le chiese e gli edifici sensibili nelle rispettive aree.
Sempre a Lahore, ad aprile sei persone sono rimaste uccise in un attentato kamikaze compiuto contro i funzionari governativi che stavano raccogliendo i dati per il censimento. A febbraio un altro attacco bomba compiuto da una fazione talebana di fronte alla sede della Punjab Assembly ha provocato 14 vittime e più di 80 feriti.
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