Lahore, proteste per l’attivista scomparso. Si teme per la sua salvezza (Video)
Non si hanno sue notizie dal 2 dicembre. Aveva partecipato ad un incontro sulle proteste a Islamabad. Commissione Giustizia e pace partecipa alla protesta. Amnesty International: sparizioni forzate una piaga in Pakistan. Fra agosto e ottobre sono scomparse quasi 300 persone.
Lahore (AsiaNews) – Più di 200 manifestanti si sono riversati Ieri a Lahore per protestare contro la scomparsa dell’attivista per la pace Raza Mahmood Khan, di cui non si hanno notizie dal 2 dicembre. Alla guida della protesta, vi era la sua famiglia.
Raza Khan, 40 anni, è un membro dell’organizzazione Aghaz-e-Dosti (Iniziazione dell’amicizia), e si occupava dello scambio di lettere fra studenti indiani e pakistani. Il suo telefono ha smesso di suonare mentre tornava a casa, dopo aver organizzato un incontro sulle proteste ad Islamabad.
La manifestazione si è tenuta all’ufficio stampa di Lahore, sotto la pioggia. I partecipanti hanno inneggiato a cori anti-governativi: “La libertà è nostro diritto, e ce la prenderemo”; e portavano cartelli con scritto “Io sono Raza” e a forma di sagoma umana nera con grandi punti interrogativi. “Siamo profondamente preoccupati per lui. Hanno preso anche il suo telefono e computer portatile. Siamo poveri e possiamo solo pregare per il suo ritorno. La polizia dice di non averlo arrestato. Vogliamo sapere quale è il suo crimine”, dice ad AsiaNews il padre dell’attivista, Ismail Khan.
La Commissione Giustizia e pace (Ncjp) della Conferenza episcopale del Pakistan si è unita alla protesta dell’11 dicembre. “Lo conosciamo da anni. Stanno punendo Raza per aver sollevato questioni difficili. Sia il governo che l’estabilishment [un termine comune per riferirsi ai militari] stanno dimostrando zero tolleranza alle critiche. Dobbiamo opporci a questa ingiustizia o saremo i prossimi”, commenta Kashif Aslam, coordinatore del programma e ricerca del Ncjp.
Il 6 dicembre, Amnesty International (Ai) ha rilasciato una dichiarazione in cui chiedeva alle autorità pakistane di prendere tutte le misure possibili per indagare sul destino di Raza Khan. “Le sparizioni forzate sono una paga nella situazione dei diritti umani del Pakistan”, sostiene l’ong, secondo cui le vittime sono a rischio “considerevole di tortura e altri maltrattamenti e, molto spesso, morte”. Ai ha inoltre affermato che “non un singolo sospetto” è stato portato a processo. “Nel corso degli anni, le sparizioni forzate – un tempo limitate alle irrequiete parti delle provincie del Baluchistan e Khyber-Pakhtunkhwa – si sono diffuse più profondamente nei centri urbani del Pakistan. La Commissione investigativa per le sparizioni forzate ha ricevuto quasi 300 casi di supposte sparizioni forzate fra agosto e ottobre 2017, il più grande numero negli ultimi anni.
Lo scorso gennaio, cinque blogger sono stati rapiti in Islamabad e a Lahore. Essi sono ricomparsi dopo un mese di imprigionamento e tortura. I religiosi di destra e i conduttori televisivi li hanno accusati di essere colpevoli di blasfemia.
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