Lahore, l’Alta corte assolve due cristiani dall’accusa di blasfemia
di Qaiser Felix
James e Buta Masih erano in galera dal 2006 perché “colpevoli” di aver bruciato una copia del Corano in strada. Il tribunale riconosce l’infondatezza dell’imputazione e dispone la scarcerazione. Sacerdote cattolico chiede la cancellazione della legge sulla blasfemia, che definisce “assassina”.
Lahore (AsiaNews) – L’Alta corte di Lahore ha assolto i cattolici James Masih e Buta Masih dall’accusa di blasfemia, dichiarandoli “non colpevoli”. Khalil Tahir, legale della difesa e parlamentare dell’Assemblea del Punjab, riferisce ad AsiaNews che il rilascio dei due anziani fedeli cristiani dopo due anni e mezzo di galera è una “conquista enorme”, una “benedizione di Gesù Cristo” e una “grande notizia per le loro famiglie”.
La vicenda di James e Buta – 70 e 65 anni all’epoca dei fatti e originari di Faisalabad – risale all’ottobre del 2006: essi sono stati accusati da un vicino di casa, Arshad Mubarak, di aver bruciato una copia del Corano in strada. Testimoni del processo riferiscono che la decisione pronunciata dal giudice Muhammad Islam di condannare i due cristiani è stata solo per paura degli estremisti, non essendo stata presentata alcuna prova della loro colpevolezza. Khalil Tahir, che è anche presidente di Adal Trust – ong che offre assistenza legale gratuita – annuncia che “entrambi usciranno di galera tra quattro o sei giorni, una volta espletate tutte le formalità di rito”.
Secondo la ricostruzione dei fatto fornita da p. Yaqub Yousaf, parroco della zona, all’origine della vicenda vi sarebbe la scarsa cultura e l’estrema povertà dei due fedeli cristiani. Nargis, figlia di James, lavorava come domestica per un musulmano ed era solita portare a casa oggetti scartati dal padrone, fra cui bottiglie di plastica, vecchi libri e pezzi di carta. Una parte veniva rivenduta al mercato locale, un’altra conservata in famiglia e il resto bruciato in strada dal padre. L’uomo, analfabeta, non si sarebbe accorto che fra gli oggetti che stava bruciando vi era anche una copia del Corano, che mai si sarebbe immaginato di trovare fra i “rifiuti” del padrone della figlia. In seguito all’arresto, James e Buta Masih hanno subito una condanna a dieci anni di galera e al pagamento di 25mila rupie ciascuno (circa 227 euro).
“Ringraziamo Gesù per aver aiutato due innocenti” afferma p. Yaqub, ma al tempo stesso “non possiamo dimenticare le sofferenze di James e Buta e quelle delle loro famiglie. Essi hanno trascorso più di due anni in prigione – accusa il sacerdote – senza aver fatto nulla di sbagliato”. Egli invoca la cancellazione della legge sulla blasfemia in Pakistan, una “legge assassina” come la definisce perché “crea odio e pregiudizio” tra fedeli di religioni diverse.
Secondo la Commissione nazionale di giustizia e pace, dal1986 ad oggi almeno 892 persone sono state accusate di blasfemia, pena prevista dal Codice penale pakistano sotto la sezione 295 B. Almeno 25 persone sono state uccise da estremisti, anche prima della sentenza. Da parte dello Stato, finora non è stata comminata nessuna pena di morte per i casi di blasfemia.
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