10/03/2018, 11.59
PAKISTAN
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Lahore, Movimento per la tolleranza in sciopero della fame contro le leggi sulla blasfemia

di Shafique Khokhar

Ieri la manifestazione di protesta si è svolta davanti l’Assemblea del Punjab. Presenti numerosi rappresentanti politici, della società civile e delle gerarchie ecclesiastiche. Ricordati i casi di Patras Masih e di suo cugino Sajid, ancora ricoverato con profonde ferite. 

Lahore (AsiaNews) – Il Rwadari Tehreek, Movimento interreligioso per la tolleranza che opera in tutto il Pakistan, ha organizzato ieri uno sciopero della fame come protesta contro l’abuso delle leggi sulla blasfemia. La manifestazione si è svolta di fronte l’Assemblea del Punjab a Lahore e ha visto la partecipazione di numerosi esponenti della società civile e delle gerarchie ecclesiastiche. Tutti insieme hanno protestato contro i frequenti attacchi verso le minoranze religiose, accusate pretestuosamente di insulto all’islam. Poi hanno chiesto l’approvazione di una politica e di una strategia per interrompere l’abuso delle leggi, spesso utilizzate per discriminare le minoranze nella vita quotidiana, nel luogo di lavoro e per aggredire le loro proprietà.

Allo sciopero della fame hanno preso parte cittadini di fede differenze, leader politici, religiosi e sociali. Essi hanno espresso preoccupazione per i frequenti maltrattamenti dei fedeli delle minoranze e mostrato la loro solidarietà alle vittime. Le ultime in ordine di tempo sono Patras Masih, 17enne accusato di blasfemia per un commento pubblicato su Facebook, e suo cugino Sajid Masih, che si è lanciato dal quarto piano della questura del Punjab per sfuggire alle torture della polizia, che voleva anche costringerlo a praticare sesso orale al parente minorenne. Egli è ancora ricoverato con profonde ferite al Myo Hospital di Lahore.

Tra le note personalità che si sono unite alla protesta, mons. Azad Marshal, vescovo di Raiwind Diocese, il rev. Shahid Miraj, decano della cattedrale, il rev. Majeed Abel, moderatore della chiesa presbiteriana, il rev. Emmanuel Khokhar, pastore della Church of Pakistan (protestante), Saadia Sohail e Shunila Ruth, entrambe membri dell’Assemblea provinciale per il partito Pakistan Tehreek-e-Insaf, Peter Jacob, direttore esecutivo del Centre for Social Justice, Cecil S. Chaudhary, direttore esecutivo delle Commissione nazionale Giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana, Adoo Ram, del Rwadari Tehreek, Sabira Asmat, capo organizzatore del Rwadari Tehreek del Punjab, Munir Ahmed Bhatti, presidente del Rwadari Tehreek di Lahore, Vickram Manzoor, segretario generale del Rwadari Tehreek di Lahore.

Samson Salamat, presidente del Movimento, ha detto di essere molto preoccupato per la “situazione in via di deterioramento in cui vivono le minoranze religiose. I frequenti incidenti hanno intensificato il sentimento di minaccia e terrore. Questo non è un segno positivo per la società multi-religiosa del Pakistan, compreso l’atteggiamento fazioso, discriminatorio e pieno di odio con gli i funzionari conducono gli interrogatori”.

Nello specifico, gli attivisti hanno posto le seguenti richieste:

  • Creare un team congiunto d’investigazione per indagare di nuovo in maniera corretta, trasparente e credibile sul caso di Patras Masih, arrestato a Shahdarah (Lahore) con l’accusa di blasfemia, e di suo cugino Sajid Masih che è stato brutalmente torturato;
  • Assicurare alla giustizia coloro che sono coinvolti negli abusi e hanno adottato un comportamento di fomentatori d’odio durante l’indagine su Patras Masih e Sajid Masih;
  • Garantire adeguate cure mediche e misure di sicurezza per consentire la rapida ripresa di Sajid Masih e la sicurezza per la sua vita da ulteriori minacce;
  • Formulare, a livello di governo governo provinciale e federale una politica e una strategia per fermare l’abuso della blasfemia, che viene usata come strumento di persecuzione delle minoranze che hanno sofferto enormemente a causa di tali abusi ;
  • Applicare immediatamente il Piano d’azione nazionale e agire contro quegli individui e gruppi coinvolti nei discorsi dell’odio, nell’istigazione e nell’alimentare la violenza contro le minoranze religiose.
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