30/05/2024, 08.45
GEORGIA
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La vittoria morale dei georgiani contro la 'legge russa'

di Vladimir Rozanskij

Nonostante la prova di forza del Sogno Georgiano con l'approvazione definitiva i dimostranti hanno avuto la possibilità di mostrare il “volto europeo” di Tbilisi. Molti sperano che il provvedimento potrebbe non essere applicato, per evitare sanzioni da parte di Washington e Bruxelles. In attesa dell'appuntamento elettorale di ottobre.

Tbilisi (AsiaNews) - I giovani attivisti e studenti contrari alla legge sulla “trasparenza delle influenze straniere”, approvata definitivamente dal parlamento di Tbilisi superando il veto della presidente Salome Zurabišvili, si sono radunati fin dalla mattina presto attorno al palazzo per esprimere la propria protesta; ma invece dei toni da guerra civile, si sentiva un’aria di vittoria popolare. I dimostranti hanno avuto in questi giorni la possibilità di mostrare il “volto europeo” della Georgia, e hanno fatto capire alla casta filorussa al potere che non intendono arrendersi.

I deputati del Sogno Georgiano, sgherri dell’oligarca putiniano Bidzina Ivanišvili, hanno continuato a ripetere che il loro compito è quello di evitare la destabilizzazione del Paese e di proteggere la sovranità della Georgia, evitando di farsi coinvolgere nella guerra contro la Russia. Dal canto loro, i giovani scesi in piazza hanno urlato “Noi siamo l’Europa!”, mostrando di non temere le repressioni delle forze dell’ordine, come quelle promesse dal capo dei servizi speciali del ministero dell’Interno, Zviad Kharazišvili, che in televisione ha affermato che “noi non picchiamo i giovani uomini, noi picchiamo i quasi uomini”, alludendo alle fogge poco “tradizionali” dei ragazzi scesi in piazza, equiparati ai “propagandisti Lgbt”. E comunque, per sicurezza, ha promesso di pestare anche il leader del partito di opposizione del Movimento Nazionale, Levan Khabeišvili.

Dopo queste dichiarazioni, Kharazišvili si è recato verso il parlamento, e la leader del partito Droa, Elene Khoštarija, si è parata davanti alla sua macchina gridandogli “Khareba, sei soltanto un vigliacco!”. Ai giornalisti ha poi spiegato che “qui non si gioca a chi mostra i muscoli, ma parliamo dei traditori che non hanno un vero potere nel Paese, perché la Russia non comanda in Georgia, il popolo georgiano è unito e forte, sono 50 giorni che scendiamo insieme in piazza per farlo capire a tutti”. Kharazišvili si è rifugiato dentro il palazzo, mentre i suoi assistenti fotografavano tutte le persone che circondavano l’automobile.

Come ha spiegato uno dei leader delle proteste, Georgij Dumbadze, “ci fotografano per poi poterci identificare e venirci a prendere sotto casa, ma qui nessuno ha paura e nessuno si nasconde… Per noi questa è una battaglia storica, e le prossime elezioni di ottobre saranno un referendum sul futuro della Georgia”. Un altro personaggio dei raduni di strada, il giovane pianista Georgij Gigašvili, ha confessato di aver temuto che i poliziotti volessero spezzargli le dita per stroncargli la carriera; ma a suo parere “noi oggi siamo i veri vincitori, perché da tempo non si sentiva questa unità di popolo… vedremo quello che succederà in futuro, ma oggi ci sentiamo superiori a loro, sappiamo protestare pacificamente e nessuno ha aggredito i poliziotti, c’è una luce che illumina il nostro cammino”.

Su tutti i media e le reti social ci sono immagini di giovani che siedono per terra, leggono insieme dei libri e studiano, con gli anziani che portano loro da mangiare. Per le autorità “sono soltanto delle sceneggiate”, accusando i ragazzi di paralizzare il Paese invece di andare a scuola. Una di loro, Mariam, ha dichiarato a Radio Svoboda che “sono 12 anni che il Sogno Georgiano semina il nichilismo; per un po’ abbiamo lasciato fare, credendo davvero di essere persone senza autostima, ma oggi abbiamo vinto soprattutto nei confronti di noi stessi, abbiamo sconfitto la disperazione e la depressione”.

Anche dopo il superamento del veto presidenziale, secondo le speranze di molti, la “legge russa” potrebbe non essere applicata, per evitare sanzioni e limitazioni da parte di Washington e Bruxelles, già annunciate da diversi rappresentanti e sollecitate proprio dai moti di piazza. Le manifestazioni di protesta potrebbero anche affievolirsi, in attesa dell’appuntamento elettorale, ma alcuni osservatori temono che possano continuare fino a ottobre senza pause, con conseguenze imprevedibili per la società georgiana, e non solo.

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