30/10/2009, 00.00
NEPAL
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La tigre, simbolo dell'Asia, rischia l'estinzione entro 20 anni

di Kalpit Parajuli
Nel mondo restano solo 3500 esemplari. La loro fine causata dal contrabbando illegale di pellicce e dalla deforestazione. Un giro di affari per miliardi di euro.

Kathmandu (AsiaNews) – La tigre potrebbe estinguersi entro i prossimi 20 anni per il continuo commercio di pellicce e la distruzione delle foreste.  E’ quanto affermano gli esperti al Kathmandu Global Tiger Workshop 2009, meeting internazionale delle associazioni scientifiche che si conclude oggi a Kathmandu. “E’ sconvolgente che un animale come la tigre, simbolo religioso e culturale in tutta l’Asia, viva una situazione così drammatica”, ha affermato il premier nepalese Madhav Kumar Nepal nel suo discorso di apertura avvenuto lo scorso 27 ottobre. 

Secondo gli studiosi, nelle foreste di 12 Paesi asiatici restano ormai solo 3500 tigri. All’inizio del XX secolo gli esemplari erano oltre 100mila. Principali cause di questo declino sono la deforestazione, che nell’ultimo decennio ha distrutto oltre il 40% dell’habitat naturale della tigre e la caccia indiscriminata. Quest’ultima alimenta non solo il commercio illegale di pellicce, ma anche la vendita di parti del corpo dell’animale, utilizzate nella medicina tradizionale asiatica. L’organizzazione internazionale Save The Tiger ha stimato un giro di affari legato al mercato nero pari a 13,5 miliardi di euro l’anno.

All’incontro hanno partecipato oltre 200 rappresentanti di 20 Paesi tra cui India, Cina, Russia e Stati Uniti. L’obiettivo è quello di stabilire una linea comune di azione tra i vari Paesi dell’Asia per fermare deforestazione e contrabbando. 

Jhon Seidensticker, direttore scientifico dello Smithsonian National Zoo di Washington afferma: “La nostra sfida è fare in modo che le aree protette siano maggiori di quelle soggette al bracconaggio. Abbiamo solo 10 anni di tempo per risolvere il problema”.

Shiv Ray Bhatta ufficiale del Nepal Department of National Park and Wildlife Conservation afferma che “uno dei punti fondamentali dell’incontro è stato quello di rafforzare l’impegno di Paesi asiatici e comunità internazionale,  nel monitoraggio congiunto dei confini e nella futura realizzazione di concrete strategie per fermare la caccia e il commercio illegale legato alla tigre”.   

Per conservare almeno in parte gli esemplari esistenti, i delegati di Nepal, India, Bangladesh e Bhutan hanno firmato un accordo che prevede la creazione di un osservatorio stabile sulla caccia e  il commercio illegale di tigri. Esso avrà sede in Nepal e servirà tutta l’Asia del sud. 

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