La solidarietà dei popoli del Volga
Promosso dalla Repubblica del Tatarstan un manuale di apprendimento della lingua udmurta. Emergono piccoli segnali d’indipendenza della periferia da Mosca. La crescente centralità dei tatari. Con la crisi ucraina, torna la suggestione di uno Stato tataro-baškiro tra Urali e Volga.
Mosca (AsiaNews) – Ha suscitato molto stupore e interesse in questa settimana la pubblicazione del manuale di apprendimento della lingua udmurta “Mon Ačim” (Io stesso/Io stessa), preparato da un eminente filologo delle lingue minoritarie del Volga, Aleksej Arzamazov. La sorpresa dipende sia dalla pubblicazione in sé, in quanto libri sulle lingue delle etnie a “tendenza separatista” sono molto rari nella Russia odierna, sia dal fatto che a promuoverla non è stata una istituzione della stessa Udmurtia, ma della vicina repubblica del Tatarstan.
Il manuale è pubblicato perfino con il sostegno del presidente della Repubblica tatara, Rustam Minnikhanov, nonostante la dirigenza politica di Kazan sia rigidamente schierata fin dagli anni Novanta con le politiche del Cremlino, che non favoriscono certo l’autocoscienza dei popoli eurasiatici. Eppure sembra affiorare anche in questo contesto quello che da vari commentatori locali viene chiamato “lo Stato profondo” (Glubinnoe Gosudarstvo), che riesce a infrangere le barriere della censura ufficiale.
Con questa espressione si intendono le decisioni politiche, pur marginali, che denotano un certo spirito di indipendenza da Mosca, in favore delle proprie popolazioni. Questo capitava anche ai tempi dell’Urss, dove le “repubbliche sovietiche” e le “regioni autonome” erano considerate poco più che marionette nel teatro del folclore imperiale, ma ogni tanto qualche funzionario si muoveva in qualche modo al di fuori dello spartito ufficiale.
Il Tatarstan è certamente la più importante di queste repubbliche, che anche nella Federazione russa ricordano la sottomissione delle periferie al centro, per la sua centralità e ampiezza geografica, e per la forza evocativa della sua etnia, che ha dominato l’Eurasia per più di due secoli, rimanendo assai significativa anche nella successione dei regni e imperi della Russia. Capita quindi che i tatari si facciano carico anche delle istanze degli altri popoli del Volga come gli udmurti, formatisi in tempi antichi da vari gruppi ugro-finnici scesi dal settentrione in cerca di rive meno ghiacciate, che oggi sono circa mezzo milione di persone.
Di recente in Tatarstan sono stati organizzati anche dei seminari di studio della lingua ciuvascia, favorendo una minoranza ancora più significativa, gli eredi dei Bulgari del Volga che oggi sono oltre un milione e mezzo, radunando studenti nella provincia confinante di Buynsk con insegnanti invitati direttamente dalla Ciuvascia. In Tatarstan si contano numerose scuole private per udmurti, ciuvasci, maristi, mordovi, baškiri e perfino ebrei, nonostante le direttive tutt’altro che favorevoli del ministero per l’Istruzione di Mosca e di quello di Kazan, con uso di vecchi manuali che oggi vengono almeno saltuariamente sostituiti da nuovi testi.
Qualche mese fa aveva suscitato grandi discussioni la pubblicazione di un manuale perfino nella lingua dei “krjašeny”, i tatari che hanno ricevuto il battesimo ortodosso (kreščenje) e che venivano considerati dai russi un’etnia a parte, di cui oggi rimane una minoranza di circa 30mila persone all’interno della repubblica del Tatarstan. In questo caso la “pseudo-etnia” russificata ha sviluppato un proprio linguaggio misto, evidenziando le contraddizioni del colonialismo e dell’indipendentismo fuse all’interno dello stesso popolo.
La cura paternalista dei tatari sugli altri popoli del Volga riflette antichi istinti autonomisti ed espansionisti allo stesso tempo, rafforzati dalla contingenza della guerra russo-ucraina che mette sotto forte stress queste popolazioni, sacrificate da Mosca nei combattimenti più duri come “carne da cannone”. Riemerge così la rappresentazione “profonda” dello “Stato Idel-Ural”, un nome che risale ai tempi della rivoluzione bolscevica, quando si era tentato di formare un nuovo Stato tataro-baškiro tra Urali e Volga (chiamato Idel in lingua turcica). Il sostegno ai vicini indica la volontà di superare le ostilità radicate tra i popoli di queste terre, e immaginare un nuovo futuro comune nelle terre di confine tra Europa e Asia.
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