La scelta di mons. An Shuxin, “un disastro per la diocesi di Baoding”
Pechino (AsiaNews) – “Un disastro per la diocesi di Baoding”: così un sacerdote locale, 40 anni, ha commentato la situazione della Chiesa dopo la decisione di mons. Francesco An Shuxin di entrare nell’Associazione patriottica (Ap). “Ormai la diocesi è divisa ed è necessario che le più alte autorità della Chiesa parlino chiaro e ad alta voce per ricucire la divisione”.
Lo scorso agosto i sacerdoti della diocesi di Baoding (Hebei) sono venuti a conoscenza che il loro vescovo coadiutore, mons. An, è divenuto vice-direttore dell’Ap e presidente della Commissione per gli affari della Chiesa di Baoding. Il prelato 60enne ha detto ai suoi preti che diveniva parte di questi due organismi “per il bene della Chiesa”.
La scelta di mons. An si distacca dalla pluridecennale resistenza dei cattolici sotterranei ad entrare nell’Ap, in nome della libertà religiosa predicata dalla Costituzione cinese. E crea qualche dubbio, dato che la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi (del 2007) definisce l’Ap e il suo ideale come “inconciliabile con la dottrina cattolica”.
Da Hong Kong, Anthony Lam Sui-ki, dell’Holy Spirit Study Centre della diocesi di Hong Kong, definisce il caso di mons. An come “molto sventurato”. Dopo la sua liberazione nel 2006, il prelato aveva deciso di divenire membro della Chiesa ufficiale, ma perché fosse riconosciuto come vescovo, gli è stata posta la condizione di prendere la leadership delle due associazione controllate dal governo. Ma con queste due cariche, afferma Lam, il vescovo è stato in qualche modo "preso come ostaggio”.
“Con il possesso di questi due titoli – continua Lam – il vescovo è stato svuotato di sostanza. Egli non ha lo spazio per aiutare ad unire la Chiesa ufficiale e le comunità sotterranee della diocesi di Baoding”.
È una “sventura” anche il fatto che mons. An sia entrato nell’Ap “perfino dopo che il papa, nella sua lettera ai cinesi del 2007 afferma con chiarezza la sua posizione verso l’Ap”.
“La mossa di mons. An non piace né alla Chiesa, né al governo. Nella Chiesa, egli si è opposto all’insegnamento del papa come è espresso nella Lettera; da punto di vista del governo, se per caso un giorno volesse ritirarsi dall’Ap, per difendere i principi cristiani, sarebbe solo visto come un ‘traditore’”.
Secondo Anthony Lam, al presente, la situazione di mons. An sembra peggiore del tempo in cui viveva come vescovo sotterraneo. Ad ogni modo egli pensa che questo caso sia unico e valga solo per la diocesi di Baoding, e non si diffonderà alle altre comunità sotterranee.
Kwun Ping-hung, un esparto di relazioni fra Cina e Vaticano con base ad Hong Kong, spiega ad AsiaNews che mons. An è un vescovo molto influente nel Paese e che la Cina e il Vaticano volevano che egli guidasse verso la riconciliazione e l’unità la Chiesa ufficiale e quella sotterranea di Baoding.
Rileggendo le mosse di An verso l’ufficialità, Kwun afferma che “senza dubbio il Vaticano ha agito con troppa fretta e con troppo ottimismo nel comprendere la situazione di Baoding, mentre la Cina aveva assunto una posizione alquanto passiva.” “Subito dopo averlo spinto ad uscire nell’ufficialità – continua Kwun – il Vaticano lo ha nominato vescovo coadiutore di Baoding, riconoscendo il valore di mons. Giacomo Su Zhimin [attualmente in prigione] come ordinario.
Ma il vescovo non è riuscito a far riconoscere al governo il suo titolo di vescovo coadiutore e così Cina e Vaticano sono stati trascinati in qualche modo dentro la questione”.
“Da allora – prosegue Kwun – mons. An non è più accettato dalla Chiesa sotterranea ed è bloccato in una situazione che non è né ufficiale, né sotterranea”.
Secondo Kwun, mons. An si è gettato nell’Ap soprattutto per l’insufficiente sostegno del Vaticano. “Questo potrebbe essere stato il fattore più importante”.
L’adesione di mons An all’Ap “non aiuterà – dice Kwun - la riconciliazione fra ufficiali e sotterranei di Baoding e dei cattolici dell’Hebei. “Da questo punto di vista – egli conclude – il caso si è tramutato in una situazione che né la Cina, né il Vaticano avrebbero voluto”.