La risposta del card. Zen all'Associazione Patriottica
L'accusa del vice-presidente dell'Associazione Patriottica, Antonio Liu Bainian - secondo cui la nomina a cardinale di mons. Zen è "un atto ostile" contro la Cina - è un gesto non condiviso dai cattolici e forse nemmeno dal governo cinese. L'AP non lavora per "l'armonia sociale" e per il bene della Cina e sente come minaccia le relazioni diplomatiche fra Pechino e la Santa Sede.
Hong Kong (AsiaNews) Per rispondere alle "sorprendenti dichiarazioni" di Liu Bainian, che in un'intervista alla Reuters "si erge a giudice di Benedetto XVI", mons. Joseph Zen Ze-kiun, neo-cardinale di Hong Kong ha scritto il messaggio che AsiaNews pubblica integralmente.
Liu Bainian, vice presidente dell'Associazione Patriottica cinese, membro della Conferenza consultiva del Popolo, nel corso di un'intervista alla Reuters si è elevato al ruolo di giudice nei confronti del Papa Benedetto XVI: da una parte, egli dice che apprezza le posizioni tradizionali del pontefice in materia di fede; dall'altra, critica l'elevazione al cardinalato di mons. Zen definendola un atto di ostilità nei confronti della Cina.
Dopo le reazioni abbastanza leggere del portavoce del ministero cinese degli Esteri e del ministro stesso, questa reazione di Liu suona sorprendente. Essa mostra come egli sia preoccupato dalla prospettiva di una normalizzazione delle relazioni fra la Cina e la Santa Sede.
Liu dice che il vescovo Zen è una minaccia al governo di Pechino, così come il Papa Giovanni Paolo II lo è stato per il regime comunista di Polonia. A parte l'implicita svalutazione dei leader cinesi, paragonare la Cina e la Polonia è un atto di estrema immaginazione. Negli ultimi decenni il clero della Chiesa ufficiale in Cina ha mostrato una così grande paziente sopportazione nell'affrontare ogni sorta di violenze. Vi è qualche motivo per aver paura di loro?
E' ovvio che i cattolici non accettino il comunismo, a causa delle sue premesse ateiste. Neanche il Governo, in ogni caso, vorrebbe forzare i credenti ad accettare il comunismo, perché la Costituzione nazionale garantisce la libertà religiosa. Quando il vescovo Zen critica alcune politiche governative, non sta criticando il governo stesso. In ogni caso, prima di questa nomina, il suo piano dopo la pensione, che doveva arrivare il prossimo anno, era quello di tornare a Shanghai per insegnare nel seminario locale, dove avrebbe potuto astenersi dal fare dichiarazioni pubbliche, così come ha fatto negli anni fra il 1989 ed il 1996.
Liu presenta se stesso come il rappresentante della Chiesa ufficiale, ma se ai vescovi, ai sacerdoti ed ai fedeli cinesi fosse garantita la libertà di espressione, si potrebbero ascoltare opinioni molto diverse dalle sue. Liu Bainian riconosce che i cattolici in Cina vogliono sempre di più ristabilire la comunione con la Santa Sede e vogliono che i loro vescovi abbiano l'approvazione del Santo Padre. Se ama veramente la sua nazione, dovrebbe lavorare per persuadere il governo a permettere tutto questo e fare in modo che vi sia più armonia nella società, così che i nostri leader politici possano andare a testa alta sulla scena internazionale dei diritti umani.
Ormai tutti sanno che la Santa Sede è pronta a muoversi da Taiwan a Pechino e quindi non vi è bisogno di fermarsi ancora su questo tema. Le relazioni diplomatiche sono senz'altro una questione politica, ma la Santa Sede non ha interessi politici, né tantomeno ambizioni politiche. L'unica speranza del Santo Padre è quella di vedere una piena libertà religiosa per i fedeli cinesi.
E' stato spesso detto che il vescovo Zen opera sotto l'influenza di potenze straniere. Per coloro che vivono con lui notte e giorno, non vi è nulla di più ridicolo. E' troppo osare sperare che i nostri leader capiscano finalmente capire chi sono coloro che amano veramente il Paese e chi invece sta tradendo gli interessi reali della nazione?
Quanto al detto biblico "date a Cesare quel che è di Cesare", pensiamo che Liu non sia l'interprete più competente del Papa. Non ripeterò qui la distinzione fra il fare politica e il prendere parte alle questioni sociali: quest'ultimo è un obbligo e diritto per ogni cittadino adulto, cardinali compresi.
Il vescovo Zen ricorda a se stesso ed a Liu che entrambi sono oltre i 70 anni di età e non manca molto al loro incontro con il Giudice celeste. Possa questo pensiero infondergli più saggezza in tutte le loro decisioni!.