06/09/2024, 14.59
INDIAN MANDALA
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La politicizzazione del caso di uno stupro in Bengala occidentale

Da quasi un mese Calcutta è scossa da proteste e manifestazioni, inizialmente organizzate da movimenti femministi. Nelle ultime settimane però, il Bharatiya Janata Party ha ripetutamente chiesto le dimissioni della chief minister Mamata Banerjee, approfittando del malcontento popolare.

Kolkata (AsiaNews/Agenzie) - È passato quasi un mese da quando è stato trovato il corpo senza vita di una medica tirocinante di 31 anni, stuprata e uccisa al termine del turno di lavoro presso l’ospedale universitario RG Kar di Calcutta, secondo quanto emerso dall’autopsia. 

Eppure, nello Stato indiano del Bengala occidentale, le proteste ancora non si placano. Se inizialmente erano guidate dai gruppi femministi, nelle ultime settimane si sono trasformate in un movimento di opposizione alla chief minister del Bengala occidentale, Mamata Banerjee, meglio nota come “Didi”, “sorella maggiore”. Si tratta di una politicizzazione favorita dal Bharatiya Janata Party (BJP), il partito che guida il governo nazionale e che nello Stato dell’India orientale si trova all’opposizione.

Secondo il National Crime Records Bureau, ogni anno in India si contano 32mila violenze sessuali, uno stupro ogni 15 minuti. E tuttavia si tratta ancora di una cifra con ogni probabilità ampiamente sottostimata (sempre secondo dati governativi, Calcutta registra il numero di violenze più basso tra 19 grandi città indiane prese in esame).

Al movimento “Girls, reclaim the night” (Ragazze, riprendetevi la notte) si sono subito unite infermiere, studenti di medicina e donne che hanno chiesto leggi più severe, risposte più rapide della polizia e migliori condizioni di lavoro per i medici e le donne in generale. Ma poi il caso si è trasformato in una vicenda di corruzione e il BJP ne ha approfittato per chiedere le dimissioni della leader del Trinamool Congress (TMC), da 13 anni al potere in Bengala occidentale.

Quando il 9 agosto è stato trovato il corpo della tirocinante, la polizia aveva riferito ai genitori che la figlia si era suicidata. Due giorni fa, il padre della ragazza ha dichiarato che gli erano state fatte pressioni per cremare immediatamente il corpo: “Volevamo conservare il corpo di nostra figlia”, ha detto. Non è chiaro se poi ai genitori è stato anche offerto denaro dalla polizia.

Nel frattempo, l’Alta Corte di Calcutta ha incaricato il Central Bureau of Investigation (CBI), l’autorità che fa capo al governo centrale di New Delhi, di farsi carico delle indagini: “Avevo chiesto cinque giorni per occuparmi della questione - si è lamentata Mamata Banerjee -, ma l'hanno consegnata al CBI. Non stanno cercando giustizia; stanno cercando di ottenere un rinvio”, ha detto riferendosi ai membri del BJP. 

Diverse persone sono al momento indagate, tra cui l’ex direttore dell’ospedale universitario, Sandip Ghosh. Il quale, tuttavia, dopo aver abbandonato l’incarico il 12 agosto, è stato reintegrato a capo di un altro prestigioso ospedale pubblico, chiamato National Medical College. 

In risposta alle crescenti critiche, martedì l’Assemblea legislativa del Bengala occidentale ha approvato un disegno di legge che prevede la pena di morte per coloro giudicati responsabili di aggressioni sessuali, oltre a squadre e tribunali speciali e indagini tempestive in caso di stupro. “È un disegno di legge modello e storico, e chiunque abbia buone intenzioni lo sosterrà”, ha commentato Mamata Banerjee, nonostante le critiche degli esperti legali, che hanno parlato di una normativa come di "un espediente politico", "una reazione impulsiva" e "una forma di spettacolarizzazione".

A prescindere dal risvolto delle indagini (al momento la legge indiana prevede che le investigazioni si concludano entro due mesi dalla prima denuncia, quindi il 9 ottobre), la leadership di “Didi” e del Trinamool Congress in Bengala occidentale potrebbe uscirne fortemente danneggiata dalla vicenda. 

Mamata Banerjee, 69 anni, impegnata in politica da quando era adolescente, ha fondato insieme ad altri il TMC nel 1988 dopo aver abbandonato il partito del Congress, che fa ancora oggi capo alla famiglia Gandhi. È salita al potere in Bengala occidentale nel 2011, sconfiggendo un governo comunista che durava da 34 anni.

Leader a lungo apprezzata dalla popolazione locale, si è sempre posta come antagonista del premier Narendra Modi, rifiutando l’ultranazionalismo indù del BJP, che, però, in Bengala occidentale (dove il 30% della popolazione è musulmana e fa parte della classe media) è diventato la seconda forza politica dopo il TMC. Alle ultime elezioni “Didi” ha rifiutato di allearsi con il Congress, restando indipendente, una scommessa che ha vinto.

Ma la percezione di un controllo statale personalistico (anche il nipote è stato introdotto in politica negli ultimi anni) e sempre più corrotto potrebbe anche portare alla caduta di Mamata Banerjee. Un'eventualità che il BJP, prendendo parte alle manifestazioni dell’ultimo mese e indicendo scioperi generali del personale medico, sta cercando di sfruttare a proprio vantaggio. 

 

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