La politica cerca di fermare l'escalation militare in Libano
Beirut (AsiaNews) - Israele annuncia il "blocco totale" del Libano, i dirigenti del "Quartetto" (Onu, Ue, Usa e Russia) avviano consultazioni per cercare di evitare che la crisi israelo-libanese degeneri in una guerra regionale - come avverrebbe se si avverassero le voci che si rincorrono in Israele di un possibile attacco a Damasco - Kofi Annan chiede la liberazione dei militari israeliani rapiti e la fine delle violenze e la maggioranza parlamentare libanese sembra prepararsi ad una durissima critica nei confronti di Hezbollah, accusandolo di voler decidere la pace e la guerra per conto di tutta la nazione. Si muovono le armi, e la politica cerca di fermarle, sia a livello nazionale che internazionale, per un Libano che dopo aver trascorso la notte più dura da maggio 2000, quando gli israeliani si sono ritirati dal sud del Paese, sta vivendo una giornata segnata dal bombardamento dell'aeroporto di Beirut e dalla distruzione dei ponti nel sud. Secondo alcune fonti, le forze israeliane avrebbero colpito anche la "Houssayneia" di Bouday nei pressi di Baalbeck (nella Bekaa), luogo di culto prestigioso con un centro d'insegnamento della sharia, causando vittime e la semidistruzione del centro.
La situazione appare confusa e preoccupante. Dalla Germania, dove è in visita, in presidente Gorge W. Bush, dopo aver riconosciuto il diritto di Israele a difendersi, rivela di avere suoi inviati nella regione. Il presidente egiziano Hosni Mubarak fa sapere di aver avuto colloqui telefonici con il presidente siriano Bashar al-Assad, con il premier libanese Fuad Siniora, con il re di Giordania Abdallah II e con il segretario generale dell'Onu Kofi Annan. Il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Aboul Gheit, lancia un appello a "tutte le parti interessate a mostrare moderazione ed evitare un'ulteriore deterioramento della situazione". Il primo ministro libanese Fouad Siniora, dal canto suo, ha convocato gli ambasciatori dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza ed ha dato incarico all'incaricato d'affari del Libano all'ONU, Caroline Ziade, di rivolgersi al Consiglio di sicurezza. Siniora ha anche chiesto l'intervento della Lega araba. Che certamente avrà la questione libanese al centro della prossima riunione, sabato, al Cairo. "La cosa principale è di non consentire che il conflitto si trasformi in una guerra totale", ha dichiarato dal canto suo Serghei Yakovlev, incaricato del ministero degli Esteri Russo per gli affari mediorientali. "La più grande preoccupazione" è stata infine espressa dall'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Ue, Javier Solana, che in una dichiarazione spiega di essere "in contatto permanente con le diverse parti e con il segretario generale dell'Onu Kofi Annan" e che "in seguito a questi contatti", sta pensando di andare nella regione.
In senso opposto le dichiarazioni fatte dal segretario di Hezbollah, Hassan Nassrallah, dopo il bombardamento della sede della rete televisiva Al Manar, controllata dal movimento sciita. Nasrallah ha espresso la sua "piena fiducia nel futuro del partito di Dio", ha definito un assassino il primo ministro israeliano Olmert ed ha promesso di continuare la lotta fino alla liberazione di tutti i prigionieri del Partito di Dio in Israele. Egli ha assicurato che i due soldati israeliani rapiti ieri si trovano "in un posto sicuro, lontano dai bombardamenti".
Che, secondo il ministero della difesa libanese, hanno finora provocato 47 morti. E' un bilancio necessariamente provvisorio, visto il proseguire degli attacchi anche da parte di Hezbollah e di altri gruppi sciiti libanesi. (YH)