La missione dei monaci in Russia
A Mosca l'assemblea degli igumeni e delle igumene della Chiesa ortodossa russa. Assenti i rappresentanti dei monasteri ucraini. il metropolita di Nižnij Novgorod Georgij: "Anche se il nemico del genere umano cerca di dividerci, presto vivremo come prima secondo le tradizioni dei nostri padri”.
Mosca (AsiaNews) - Si è tenuta in Russia la grande assemblea degli igumeni e igumene (abati e badesse) dei monasteri della Chiesa ortodossa russa, presieduta dal capo della Commissione della “Presenza Interconciliare” (il titolo della Curia patriarcale moscovita) per l’organizzazione della vita monastica, il metropolita di Nižnij Novgorod Georgij (Danilov), che ha illustrato i contenuti dell’incontro sul portale russo Monastyrskij Vestnik, il “Messaggero Monastico”.
Georgij ha commentato anzitutto l’intervento del patriarca Kirill (Gundjaev) nella Sala dei Concili Ecclesiali della cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, sottolineando che “egli ha parlato con il cuore, ricordando la sua lunga e profonda esperienza monastica”. Il capo della Chiesa russa ricorda che ai monasteri oggi vengono assegnati tanti servizi, sia quelli spirituali sia quelli sociali, ma la parte principale del suo intervento ha riguardato la vocazione specifica del monaco che riguarda “la lotta contro le passioni e con gli spiriti del male che sta sotto il cielo (Ef 6,12), nella conversione, preghiera, adorazione e vigilanza”.
Il monastero, insiste il patriarca, “è prima di tutto il luogo della preghiera, eremitica nella cella e sobornaja [comunitaria] nella chiesa”, da accompagnare con “le ammonizioni dei santi padri”. Per questo nei monasteri devono esserci delle buone biblioteche, dove “i fratelli e le sorelle devono andare spesso, per assimilare l’esperienza spirituale e avere così la possibilità di proseguire la tradizione del monachesimo russo, che si è tanto indebolita nel XX secolo”.
Il metropolita Georgij osserva che nelle parole del patriarca ha sentito una particolare consonanza nella definizione del monaco come “milite per Cristo”. In questa dimensione “se tu vai in battaglia, non ti puoi fermare e guardarti indietro, dobbiamo realizzare la nostra vocazione senza risparmiarci”. Niente di esteriore deve trattenere il monaco, “né i parenti, né gli amici o altre distrazioni esterne, che spesso creano divisioni tra i fratelli e le sorelle”. In tanti interventi dell’assemblea si è insistito sul podvig, il “sacrificio” del monaco.
Uno dei compiti più importanti dei superiori delle comunità monastiche è la cura dell’educazione e della crescita spirituale dei novizi: “oggi per fortuna abbiamo tutti i mezzi a nostra disposizione, basta entrare in monastero e prendere tutto l’oro della tradizione dei nostri predecessori, cercando di usarlo bene nella pratica, senza rovinarlo”.
All’assemblea mancavano i rappresentanti dei monasteri ucraini della Chiesa (Upz) legata al patriarcato di Mosca, ma Georgij afferma che “il nostro incontro non aveva alcun colore politico, noi siamo tutti eredi della Santa Rus’, le nostre radici comuni risalgono ai santi Antonij e Feodosij delle Grotte di Kiev”. Secondo il metropolita “noi siamo un organismo unico, che il Cielo ha predestinato come Chiesa Ortodossa Russa, e anche se il nemico del genere umano cerca di dividerci, ma questo è un avvenimento terrestre e transeunte, che presto di dissolverà, e vivremo come prima secondo le tradizioni dei nostri padri”.
I monaci russi pregano per il metropolita Pavel (Lebed), ex-superiore della Lavra delle Grotte di Kiev oggi agli arresti domiciliari, e per tutti i confratelli scacciati dal principale convento kievano: “che Dio conceda a tutti coloro che soffrono in Ucraina il coraggio, la fortezza e la fedeltà ai canoni della Chiesa”. il patriarca Kirill ha paragonato questo periodo a quello vissuto dalla sua famiglia sotto le persecuzioni del periodo sovietico, ma “i tempi delle repressioni sono finiti nella nostra Patria, e la Chiesa oggi vive con tutte le proprie energie vitali, come siamo certi accadrà anche in Ucraina, saremo di nuovo un’unica famiglia di sangue e di spirito”.
Georgij ricorda con entusiasmo anche la recente visita del presidente Vladimir Putin nella sua eparchia di Nižnij Novgorod, dove gli è stata illustrata l’opera di rinascita della devozione a San Serafim di Sarov nel monastero di Diveevo, meta di pellegrinaggi da tutta la Russia. Putin ha ascoltato le testimonianze di monaci e collaboratori “con commozione e grande attenzione”, in quanto in esse si riflette “la grande rinascita di tutto il popolo russo, che grazie ai monasteri può vivere alla pari degli angeli intorno al Trono divino”.
Foto: Flickr / Троице-Сергиева
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