La memoria russa del 'Giogo tartaro'
Un quadro sulla vittoria dei mongoli contro le armate russe sul fiume Kalka esposto nell'ufficio dell'Amministrazione spirituale dei musulmani sta infiammando le discussioni a Mosca. L'immagine è stata rimossa con tanto di scuse, ma il vice-presidente Mukhetdinov insiste nel sottolineare le eredità dell’Orda d’oro nella Russia di oggi.
Mosca (AsiaNews) - Uno scandalo di “memoria storica” sta infiammando le discussioni in Russia, proprio mentre le aperture di Donald Trump alle politiche di Vladimir Putin stanno riavvicinando i russi a una visione amichevole dell’Occidente, dopo tre anni di guerra che imponevano la “svolta verso Oriente”. Il vice-presidente dell’Amministrazione spirituale dei musulmani di Russia, Damir Mukhetdinov, è stato costretto a sostituire un quadro che molti avevano notato nel suo ufficio moscovita durante le sue interviste televisive, in cui si mostrano i Khan mongoli che festeggiano la vittoria contro le armate russe sul fiume Kalka, una storica battaglia del 1223 che anticipò l’invasione e la dominazione del “Giogo tartaro” per oltre due secoli.
Anche nei tempi sovietici, quando i russi erano uniti ai popoli asiatici, il ricordo di Kalka era presentato come una delle più grandi tragedie della storia, quando venne distrutta l’antica Rus’. In quell’occasione, e poi nelle devastazioni del 1240, i tataro-mongoli dell’Orda mostrarono il loro volto più crudele e violento, festeggiando la vittoria attorno al rogo in cui venivano bruciati i corpi dei principi russi, proprio il momento rappresentato nel quadro dell’ufficio di Mukhetdinov e finito nelle inquadrature dei video.
Sui media e sui social si sono quindi susseguite moltissime reazioni particolarmente risentite, come se il rappresentante dei musulmani, teologo e politologo di origine tatara, anche se nato nella russa Nižnij Novgorod, volesse umiliare la principale etnia della storia russa, vantando la superiorità degli asiatici che in seguito si sono convertiti all’islam. Damir ha cercato di giustificarsi affermando che non intendeva umiliare i russi, ma ricordare il “momento di svolta della comune storia eurasiatica”, nel primo storico contatto tra gli antenati dei tatari e dei russi attuali. I mongoli travolsero a Kalka anche il popolo dei Polovtsy, da cui propriamente discendono i tatari, e che nell’occasione si erano schierati al fianco dei russi, con cui avevano combattuto nei periodi precedenti, condividendo la stessa tragica sorte.
Il quadro è stato comunque tolto dalla parete, e Mukhetdinov ha ripetuto le sue scuse anche con una lettera ufficiale in qualità di professore dell’università di Vladimir, pubblicata sul sito dell’Amministrazione dei musulmani. Le critiche nei suoi confronti non si sono peraltro assopite, in quanto le opinioni del teologo sulla storia eurasiatica sono note ben aldilà della questione dell’immagine di Kalka, nella sua versione della storia dell’islam e dei popoli turanici della Russia, da lui esposta in numerose pubblicazioni in cui si afferma la “doppia origine” slava e turanica della statualità russa.
Secondo Mukhetdinov, non senza validi argomenti, il sistema politico della Russia deriva inizialmente dalle tradizioni dei principati della Rus’ di Kiev, ma le capacità amministrative di un territorio così sterminato sono state trasmesse dalle pratiche dell’Orda d’oro. In generale, questa è l’opinione fondamentale a cui si attengono tutti i rappresentanti delle istituzioni musulmane di Russia, che spesso discutono con gli studiosi e gli storici russi nella contesa sulle caratteristiche dell’identità russa. Questi ultimi ritengono i musulmani “nazionalisti” etnici, ribadendo che i russi hanno conservato la struttura dei principati anche durante il Giogo tartaro, soprattutto grazie a Mosca, che acquistò la preminenza sugli altri principi proprio grazie ai compromessi ottenuti con i mongoli, a partire dalle iniziative del santo principe Aleksandr Nevskij con il supporto dei metropoliti ortodossi.
Rimane comunque una simpatia diffusa tra i musulmani di Russia verso l’epoca tataro-mongola, che si è ravvivata negli ultimi anni grazie ai rapporti sempre più stretti con la Cina e il mondo asiatico. L’impero di Gengis Khan, del resto, non era neanche originariamente islamico (la conversione avvenne nella seconda metà del Trecento), e si basava sul “codice militare” dell’Orda, che travolse i bulgari musulmani del Volga prima ancora dei russi. L’islam del Volga era precedente al Battesimo di Kiev, e oggi queste radici si sovrappongono nelle rivendicazioni dei “valori tradizionali”, e nell’esaltazione morale della religione militante.
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