La "lunga marcia" degli attivisti birmani per la chiusura della diga di Myitsone
Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Oltre cento attivisti birmani hanno lanciato una marcia di due mesi, che ha preso il via lo scorso 23 marzo a Yangon e si concluderà nei pressi del cantiere della controversa diga di Myitsone, in territorio Kachin, nel nord del Myanmar al confine con la Cina. I promotori intendono esercitare pressioni sull'esecutivo centrale a Naypyidaw e sul presidente Thein Sein, perché venga cancellato in modo permanente il progetto. Un cammino lungo oltre 2400 km, da compiere in poco più di due mesi a piedi attraverso villaggi, campagne e cittadine. Il proposito è quello di sensibilizzare la popolazione sul mega-impianto, nel mirino degli ambientalisti per i pesanti danni che causerebbe al fiume Irrawaddy e all'intero eco-sistema naturale lungo il suo corso.
Nel settembre 2011 il presidente Thein Sein aveva ordinato lo stop ai lavori e la sospensione sino al 2015, termine del suo mandato, per valutarne l'impatto ambientale. In realtà, secondo testimoni locali le operazioni "accessorie" alla realizzazione della diga, fra cui la realizzazione di strade che conducono al cantiere e gli abbattimenti, non si sono mai fermate.
Da tempo le compagnie cinesi premono sul governo birmano per ottenere la ripresa dei lavori; il timore degli ambientalisti e degli attivisti per i diritti umani è che nel 2015, con le elezioni parlamentari e la formazione di un nuovo esecutivo, il cantiere riprenda a pieno ritmo.
La leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi nei mesi scorsi ha criticato con forza il capo di Stato per non aver chiarito in via definitiva le sorti future della diga di Myitsone e, di conseguenza, della popolazione locale interessata al progetto. La Nobel per la pace e presidente della Lega nazionale per la democrazia (Nld) ha accusato il presidente di voler "consegnare la patata bollente" al prossimo esecutivo, dichiarando solo una sospensione dei lavori sino al termine del suo mandato.
La costruzione della diga di Myitsone è frutto di un progetto congiunto da 3,6 miliardi di dollari fra il Ministero birmano dell'industria, Asia World e la China Power Investment Corporation (Cpi), gigante cinese dell'energia. Essa dovrebbe garantire 3.600 megawatt di potenza, destinati a rifornire la provincia cinese dello Yunnan. L'apertura del cantiere ha causato lo spostamento forzato di 15mila abitanti, sparsi in 60 villaggi della zona; la comunità cristiana ha inoltre denunciato la distruzione di una grotta che conteneva una statua della Vergine Maria, cui i fedeli erano devoti.
14/09/2021 08:53
21/06/2023 13:16