La lotta alla pandemia spinge il debito mondiale a 281mila miliardi di dollari
È il 355% del prodotto interno lordo globale. Il debito cinese è schizzato al 335% del Pil. Stati sempre più indebitati per gli aiuti a imprese e lavoratori. Il trend continuerà anche nel 2021. Il problema d’individuare una strategia d’uscita equilibrata.
Hong Kong (AsiaNews) – Il debito mondiale è schizzato a 281mila miliardi di dollari alla fine del 2020: è il 355% del prodotto interno lordo globale, un record raggiunto in larga parte a causa degli sforzi per combattere la crisi del Covid-19. È quanto emerge da uno studio pubblicato ieri dall’Institute of International Finance (Iif) di Washington.
La Cina è tra i Paesi che hanno visto crescere il debito ai livelli più alti (+335% del Pil), seguita da Turchia, Corea del Sud ed Emirati Arabi Uniti. Pechino ha puntato sulla spesa pubblica in infrastrutture per riavviare l’economia, scelta che ha portato le amministrazioni locali a indebitarsi.
Per far fronte alla pandemia, lo scorso anno governi, imprese e famiglie hanno accumulato debiti per 24mila miliardi di dollari. Stimoli fiscali, piani di salvataggio, misure a sostegno dell’occupazione e ammortizzatori sociali hanno contribuito in larga parte ad accrescere le passività degli Stati.
Gli analisti si aspettano che tale trend sia mantenuto anche quest’anno. Con gli interessi sui prestiti ai minimi (spesso negativi), e i tassi di crescita dell’economia superiori a quelli per finanziarsi, indebitarsi è vantaggioso in questo momento. Secondo le previsioni dell’Iif, nel 2021 i Paesi con grandi deficit pubblici aumenteranno il proprio debito di 10mila miliardi di dollari.
Il problema per i governanti è quello di individuare una corretta strategia d’uscita. Tagliare in modo troppo rapido gli stimoli può portare a fallimenti e bancarotte in serie; al contrario, ritardare lo stop all’accumulo di debito potrebbe a lungo andare rendere insostenibile la gestione del bilancio statale.
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