28/04/2022, 10.55
IRAQ
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La guerra in Ucraina svuota le tavole degli iracheni

Nel Paese è allerta alimentare, fondi aggiuntivi per l’approvvigionamento di materie prime e controllo dei prezzi. Il governo vuole rafforzare la produzione interna e studia aiuti per le fasce più deboli. Circa il 23% del totale della popolazione vive in condizioni di povertà, il dato relativo alla disoccupazione ha raggiunto quota 14%. La campagna di AsiaNews

Baghdad (AsiaNews) - Gli effetti della guerra della Russia in Ucraina si ripercuotono non solo in Europa, dove cresce il rischio di una crisi energetica col taglio delle forniture da Mosca o l'embargo Ue sulle importazioni russe, ma anche in altre aree del mondo fra cui l’Iraq, dove tiene banco l’emergenza alimentare innescata dall’aumento dei prezzi. In questi giorni il governo di Baghdad sta cercando di correre ai ripari, stanziando fondo aggiuntivi per garantire la stabilizzazione della catena di approvvigionamento delle materie prime. Tuttavia, si tratta in molti casi di provvedimenti tampone che non potranno essere sostenuti nel tempo e, per questo, sono allo studio politiche di lungo periodo. 

Il conflitto lanciato da Mosca contro Kiev, due fra i principali Paesi al mondo produttori di grano, ha innescato un aumento dei prezzi nella nazione araba, i cui vertici hanno lanciato una campagna interna volta al monitoraggio dei mercati e dei costi dei prodotti. Come riferisce al-Monitor, alcuni alimenti hanno registrato aumenti del 20% soprattutto fra i preparati derivati dal grano - come pasta e dolci - oltre all’olio da cucina.

In risposta, il governo ha deciso di riconoscere un 30% in più agli agricoltori iracheni per la vendita del loro grano. Un sostegno alla produzione interna e per garantire la distribuzione di tutte le risorse di uso domestico, unita a prestiti agli imprenditori del settore mediante tassi agevolati dalla Banca agricola e da altri istituti di credito nazionali. Inoltre, Baghdad intende concedere alle famiglie più povere 100mila dinari (circa 64 euro) e ha aperto per tre mesi alle importazioni di tutti i prodotti senza eccezioni, per garantirne la disponibilità sui mercati.

A questo si aggiunto un progetto di legge allo studio focalizzato sulla sicurezza alimentare e lo sviluppo della produzione, con una prima lettura in Parlamento il 28 marzo scorso. Il ministero delle Finanze intende creare un fondo chiamato “Sostegno alla sicurezza alimentare e allo sviluppo, alla prevenzione finanziaria e alla riduzione della povertà” che dovrà intervenire nelle situazioni critiche. Tuttavia, la norma ha già incontrato l’opposizione di alcuni parlamentari per i quali sarà fonte ulteriore di corruzione, in una nazione già segnata da ruberie e malaffare nel pubblico. 

L’attuale sistema di sostegno alle famiglie povere attraverso buoni statali copre 10 materie prime: riso, zucchero, tè, olio, farina, lenticchie, fagioli, mais giallo, concentrato di pomodoro e alcuni oggetti per la pulizia come il sapone. La norma vorrebbe garantire maggiori fondi per la spesa e l’acquisto di prodotti da inserire nel paniere alimentare, da distribuire ai più bisognosi. Un sistema già in uso in passato - introdotto su larga scala nel 1990 dall’allora raìs Saddam Hussein -, per favorire l’acquisto di beni ritenuti essenziali ad un prezzo calmierato.

Secondo Jawad Amir, professore di chimica Baghdad, i provvedimenti del governo non sono sufficienti ad aiutare e sostenere le fasce più fragili della popolazione irachena. “I cittadini - spiega - sono direttamente interessati dagli aumenti dei prezzi. Al contempo, stipendi e fondi sociali rimangono gli stessi. Ciò mostra che le autorità non hanno alcun controllo sul mercato interno e questo è fonte di preoccupazione per le persone”.  Oggi il tasso di povertà in Iraq ha raggiunto il 23% del totale della popolazione e il dato relativo alla disoccupazione ha raggiunto quota 14%, con livelli più alti nei governatorati centrali e meridionali. Al contempo, aumentano i casi di suicidio fra la popolazione, perché molti non sono più in grado di provvedere alle esigenze della famiglia in un quadro politico nazionale che resta instabile.

In questa situazione sociale così difficile AsiaNews continua la sua campagna “Adotta un cristiano di Mosul” lanciata nel 2014 per sostenere i cristiani fuggiti in seguito all’ascesa dello Stato islamico. La nostra iniziativa prosegue ancora oggi per sostenere le famiglie bisognose e contribuire ai progetti di ricostruzione: qui tutte le informazioni per aderire

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