14/03/2007, 00.00
CINA
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La guerra alla corruzione “è lontana dall’essere vinta”

Lo dice il presidente della Corte suprema ai delegati dell’Assemblea nazionale del popolo. Si chiede maggior attenzione e rispetto per la legge, ma si tace il numero delle condanne a morte.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La guerra lanciata dal governo contro la corruzione dilagante è, per il momento, lontana dall’essere vinta: il sistema giudiziario attuale non è in grado di contrastare l’aumento di illeciti economici.
 
Lo hanno dichiarato ieri davanti all’Assemblea nazionale del popolo (Anp, il Parlamento ‘velina’ della Cina in corso in questi giorni a Pechino) i massimi livelli della giustizia cinese, ovvero il presidente della Corte suprema del popolo ed il Procuratore generale del Paese.
 
I documenti  dei due uffici mostrano che nel corso del 2006 sono stati affrontati 23.773 casi di corruzione riguardanti ufficiali governativi (più o meno lo stesso numero dei due anni precedenti), che hanno implicato perfino nove esponenti ministeriali.
 
Secondo Jia Chunwang e Xiao Yang, rispettivamente procuratore generale e giudice supremo, questi dati “non sono un valido motivo per festeggiare. L’ingiustizia giudiziaria ed i problemi collegati al rafforzamento del diritto, i due argomenti di cui si lamenta la popolazione, non sono stati affrontati o analizzati”.
 
Le statistiche ufficiali, inoltre, “rappresentano solo una frazione del lavoro compiuto dal procuratorato. I magistrati pubblici hanno infatti affrontato più di 33mila casi di corruzione nel solo 2006: fra questi, numerosi riguardano alti dirigenti del governo e del Partito, fra cui l’ex segretario di Shanghai Chen Liangyu”.
 
L’unico vero risultato della campagna anti-corruzione del governo “è stato l’aumento del numero di dirigenti arrestati, più di 1.670”.
 
Nell’ambito dello stesso intervento, i due relatori hanno però taciuto i numeri relativi alle condanne a morte, comminate ed eseguite. Xiao, infatti, si è limitato a dire che “i giudici, specialmente quelli locali, devono attenersi al richiamo della Corte suprema che chiede attenzione nel condannare a morte qualcuno”.
 
In totale, ha concluso, negli ultimi cinque anni i tribunali cinesi hanno emesso condanne a cinque o più anni di reclusione per 153.724 persone – un aumento rispetto ai 131mila del quinquennio precedente – ma non ha precisato il numero di ergastoli o sentenze capitali.
La Cina da sola esegue il 90% delle pene capitali in tutto il mondo. Nel 2005, secondo stime ufficiali, vi sono state 4 mila condanne a morte e 1.770 esecuzioni, ma nello stesso anno un deputato dell'Anp aveva parlato di "almeno 10mila esecuzioni l'anno". Attivisti per i diritti umani ne denunciano 20mila.
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