La giunta birmana cancella il voto nelle aree dominate da minoranze etniche
Per le elezioni generali del 7 novembre non vi sarebbero garanzie di “giustizia e imparzialità”. Il provvedimento della Commissione riguarda cittadine negli Stati Kachin, Kayah, Kayin, Mon e Shan. Per critici e oppositori è una mossa dettata dal “timore di perdere seggi” e “per le minacce dei ribelli”.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Le elezioni generali birmane del 7 novembre prossimo non verranno effettuate in alcune aree del Paese. Lo ha deciso la Commissione che vigila sulle operazioni di voto, sottolineando che in cinque Stati della federazione del Myanmar – caratterizzati dalla presenza di minoranze etniche – non vi sarebbero garanzie di “giustizia e imparzialità”. In realtà, spiegano i critici, il regime teme una sconfitta e blocca il voto.
In un comunicato televisivo, la Commissione elettorale afferma che “le elezioni non verranno effettuate in diversi collegi elettorali, dove non è possibile svolgere operazioni di voto libere e imparziali”. Il provvedimento riguarda diverse cittadine negli Stati Kachin, Kayah, Kayin, Mon e Shan.
Fra le aree interessate dal provvedimento, la gran parte è costituita da minoranze etniche o è roccaforte di gruppi ribelli, in lotta da decenni con il regime militare che domina il Myanmar. Di recente diversi gruppi etnici hanno opposto un secco rifiuto alla proposta dei militari di aderire all’esercito e diventare parte del corpo specializzato “Border Guard Force”, addetto al controllo delle frontiere.
Aye Thar Aung, politico arakanese con base a Yangon, spiega la cancellazione del voto nelle aree caratterizzate da minoranze etniche, con il “timore della giunta di perdere seggi nel futuro Parlamento e per le minacce dei ribelli”.
Le elezioni del 7 novembre, le prime in 20 anni, vengono mostrate dalla giunta come “tappa” del cammino democratico. Oppositori, governi occidentali e attivisti per i diritti umani rispondono che si tratta di un voto “farsa”, perché il potere resterà saldo nelle mani dei militari.
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