La formazione degli imam, dramma per l'islam europeo
La stragrande maggioranza degli imam che operano in Europa non sono nativi di questo continente e non riescono ad integrare la formazione islamica con quella occidentale. Come successo in Gran Bretagna, questo può avvicinare i giovani al terrorismo. Quarta parte di una serie sulla crisi dell'Islam, a cura di p. Samir Khalil Samir.
Beirut (AsiaNews) - Nel continente europeo la situazione della formazione è molto negativa. Si può dire che i problemi delle comunità musulmane europee sono molto più gravi di quelli sofferti da musulmani in altri paesi islamici.
1. Il fatto : gli imam non si sono acculturati in Europa
Per i musulmani nati in Europa o per le loro comunità islamiche, gli Stati europei vorrebbero avere degli imam europei. Invece, la maggioranza degli imam d'Europa (circa il 90%) non sono per nulla di formazione o di cultura europea: essi sono stati mandati dai Paesi arabi, dalla Turchia, dall'Iran, o dal Pakistan, per occuparsi degli immigrati ed islamizzarli.
Questi imam, educati al modo tradizionale, non riescono ad offrire una visione armonica tra la cultura occidentale, nella quale i musulmani europei sono nati, e la cultura musulmana che dovrebbero avere, mantenere o che dovrebbero riacquistare. Tutto ciò crea molti conflitti interni. Alcuni imam come è evidente nella Gran Bretagna riescono in questo modo a guadagnare dei giovani alla tendenza islamista (cioè fondamentalista radicale) e talvolta ne emergono veri e propri terroristi. E come potrebbe un imam, ignorante della cultura del Paese europeo dove si trova, aiutare un giovane ad armonizzare la sua religione con la cultura europea? L'unica cosa che gli può dire è che la cultura europea è anti-musulmana, o peggio anti-religiosa.
D'altra parte i governi europei, pur cercando di organizzare la presenza islamica nei loro Stati, non possono farlo in modo totale perché in Europa vi è un principio di netta distinzione fra politica e religione. Per questo, ogni soluzione che i governi europei tentano, è una soluzione temporanea, per nulla stabile.
2. Assenza di rappresentanti ufficiali dell'islam
L'altro problema è che nell'Islam non vi sono rappresentanti ufficiali. Per questo i diversi gruppi islamici, sostenuti da uno o dall'altro imam, lottano fra loro per imporre ognuno la sua supremazia ideologica, come si può notare in Italia, ma ugualmente in Francia e altrove.
Va notato che dietro ogni gruppo vi è un'organizzazione islamica internazionale o uno stato musulmano. Il caso della Francia è evidente: la grande moschea di Parigi risponde all'Algeria, che paga e sostiene il mantenimento. Vi sono poi gruppi molto tradizionalisti che sono finanziati dal Marocco o dalla Turchia, e gruppi finanziati da organizzazioni vicine alla tendenza dei Fratelli Musulmani o all'Arabia Saudita.
Purtroppo, tutte le comunità sono sottomesse a queste organizzazioni, vere e proprie lobby internazionali, i cui finanziamenti dipendono da gruppi islamici fra i più tradizionalisti. E' anche noto che le moschee in Europa diffondono un islam più tradizionalista e arretrato delle moschee dei Paesi islamici stessi. Ho personalmente incontrato parecchie donne in Italia che si sono "convertite" all'islam più radicale, mentre nel loro Paese musulmano erano molto più aperte.
A questo si deve aggiungere la piaga degli imam europei convertiti all'islam. A parte alcune eccezioni notevole, questi imam, anziché diffondere un islam che ha integrato la cultura europea in ciò che ha di migliore (come ci si potrebbe aspettare da loro), sono proprio quelli che diffondono un islam anti-occidentale. Forse per giustificare il proprio cammino e la propria scelta. I musulmani originali sono raramente attratti da questi imam; essi però fanno tanti proseliti tra gli europei, rendendoli anche più chiusi di loro!
La situazione è drammatica perché gli Stati europei di fatto non hanno alcuna autorità su questi gruppi; e d'altra parte, a livello di base, non c'è autorità comunemente riconosciuta a cui riferirsi. La conclusione è che l'Islam in Europa è allo sbando, alla mercé di qualunque predicatore fondamentalista straniero.
3. Creare delle facoltà di teologia musulmana ?
Alcuni Paesi, per far nascere un islam in armonia con la cultura europea, vorrebbero aprire una facoltà teologica di studi islamici. Ma il problema è: chi v'insegnerà? Degli studiosi laici o dei musulmani? E di quale tendenza? La Francia sta pensando da anni a una Facoltà di teologia musulmana integrata ad alcune università (per esempio in Alsazia o a Parigi o a Marsiglia), ma non è arrivata a superare i conflitti interni tra musulmani, né i problemi giuridici di separazione tra politica e religione. Il modello del concordato che esiste in alcuni casi con il Vaticano è irriproducibile con l'islam che non ha un autorità riconosciuta.
Attualmente l'università più rinomata nel mondo islamico è quella del Cairo di Al-Azhar. Ma l'insegnamento che lì si da è talmente inadatto al pensiero universitario che sarebbe catastrofico formare là gli imam per l'Europa. Anche far venire in Europa professori da Al-Azhar, non è una soluzione. Il punto è che anche là al Cairo, vi è una lotta intestina fra le tendenze liberali e radicali. A differenza del Marocco, dove il re ha anche una funzione religiosa (i re del Marocco sono considerati discendenti di Maometto e "luogotenenti di Dio" amīr al-mu'minīn), l'Egitto è considerato uno stato laico e perciò rifiutato dall'estremismo religioso. Per questo le correnti estremiste si appoggiano a gruppi esterni, ai Fratelli Musulmani e all'Arabia saudita. D'altra parte l'Egitto e la stessa università di Al-Azhar non può inimicarsi l'Arabia Saudita, che distribuisce aiuti a valanga L'Egitto, come l'Europa, riesce a dare al massimo alcune indicazioni generali alle comunità e all'insegnamento, ma non tocca il cuore della formazione.
La formazione degli imam è il punto fondamentale per la riforma del mondo islamico perché sono essi a dare l'immagine dell'Islam a livello locale e internazionale. Per far un paragone con il cattolicesimo, pensiamo al valore che ha avuto per la Chiesa cattolica la riforma dei seminari dopo il Concilio di Trento. Ed è stato circa 5 secoli fa. L'Islam invece non ha fatto nessuna riforma, ma ha mantenuto il sistema tradizionale, mnemonico. È anzi andato indietro: nei secoli IX-XI, l'Islam ha cercato di integrare le scienze, ma ormai da secoli l'Islam è fuori del mondo moderno.
Secondo me, l'unica strada è d'integrare l'insegnamento islamico nel quadro universitario europeo. Ma il problema rimane, ed è finanziario. Nel mondo musulmano, gli imam sono impiegati dello Stato, pagati da lui. Chi pagherà gli imam in Europa? Le comunità musulmane locali devono imparare a mantenere le loro guida. Altrimenti c'è il rischio che essi siano finanziati da Paesi musulmani, i quali vorranno imporre i loro imam. Resta una soluzione: stabilire accordi con i Paesi musulmani moderati per scegliere insieme gli imam che sarebbero pagati dai Paesi dei musulmani immigrati.
Questo significa che un controllo sulle moschee è assolutamente necessario. E' una pratica ormai generalizzata in tanti Paesi islamici: il pensiero radicale (che può facilmente sfociare nel terrorismo) nasce infatti dalle moschee e dai discorsi (khutbah, non "prediche") del venerdì a mezzogiorno. Una pratica auspicabile sarebbe di esigere che gli imam tengano la khutbah nella lingua del paese in cui predicano: in italiano, in francese, in tedesco, ecc. L'obiettivo è comunque chiaro: gli imam devono aiutare i fedeli a sentirsi a casa nel Paese dove vivono ed a superare gli eventuali conflitti tra la fede musulmana e la cultura occidentale. La scelta di questi imam è dunque fondamentale, ed è un diritto dello Stato controllare che non succeda il contrario, proprio per aiutare gli immigrati e proteggerli.