La disputa teologica sull'ortodossia politica in Russia
La condanna di Tkačev da parte di personaggi autorevoli come Kuzmin e Dvorkin ha scoperchiato il vaso di Pandora all’interno della Chiesa ortodossa russa, dove si confrontano le “due torri” della guerra santa e quella che veniva condannata come “la setta liberale”, legata alla memoria di Aleksandr Men, il “padre spirituale del dissenso”.
Kazan (AsiaNews) - Una conferenza teologica tenuta tra studiosi ed ecclesiastici della Chiesa ortodossa russa nei giorni scorsi a Kazan e Bolgar in Tatarstan, sul tema della “Paternità spirituale e falso starčestvo”, sulla diffusione di movimenti settari, si è inaspettatamente trasformata in un’accesa disputa sulla “Ortodossia politica” che è dilagata ben al di là del gruppo ristretto degli specialisti, nell’ampia comunità dei “blogger ortodossi”.
La conferenza era organizzata ad alto livello, con la partecipazione di tre vescovi tra cui il direttore del dipartimento missionario del patriarcato, il vescovo Evfimij, diversi rappresentanti delle autorità civili ed ecclesiastiche della zona, l’inventore della “distruttologia” (la dimostrazione delle tendenze religiose distruttive) Roman Silantev, e il principale sektoved, “esperto di sette” della Russia, il professore Aleksandr Dvorkin. A scatenare la discussione sono state le affermazioni di p. Andrej Tkačev (nella foto), uno dei più accesi sostenitori dell’Ortodossia di guerra, che ha definito le vittime dell’attentato dell’Isis al Krokus City Hall come “degli sciocchi”, e i caduti di Belgorod sotto le bombe ucraine come “miscredenti, morti perché non sanno pregare”.
A Tkačev ha risposto il sacerdote Aleksandr Kuzmin, uno degli organizzatori del convegno, definendo le sue parole “scandalose e inammissibili, che offendono il senso comune e attirano ostilità verso la nostra Chiesa”. Inoltre sono state denunciate le violazioni dei canoni liturgici da parte di Tkačev, che ha sostituito a Mosca p. Aleksej Uminskij, espulso dal patriarca per le sue tendenze pacifiste, e ora durante le processioni si proclamano brani dell’Apocalisse, inserendo frasi minacciose perfino nelle preghiere eucaristiche. P. Andrej è legato a un movimento molto radicale, il Movimento di liberazione nazionale guidato dal deputato ultraconservatore Evgenij Fedorov, che finanzia le sue attività politico-ecclesiastiche.
Kuzmin ha quindi proseguito la polemica pubblicando un documento dell’associazione degli studiosi delle sette Razirs, in cui si denuncia Tkačev come “falso starets” che non rappresenta la Chiesa, e “procura enormi danni ai fedeli e alla società intera”. La dichiarazione è stata commentata da Dvorkin, il più autorevole membro dell’associazione, che ha assicurato come la condanna di Tkačev sia condivisa “a livello conciliare”, un parere sobornoe. Il professore è anche un amico e collaboratore di vecchia data dell’espulso p. Uminskij, e ora si trova di fronte p. Tkačev nella stessa chiesa moscovita della SS. Trinità a Khokhly, raccontando che “l’atmosfera in chiesa è diventata insopportabile, lui non ascolta nessuno”.
Andrej Tkačev, che è nato a L’vov, aveva servito per alcuni anni a Kiev prima della guerra, e una parrocchiana di allora racconta: “Pensavo che fosse soltanto un misogino, poi ho capito che lui odia tutti, e soprattutto gli ucraini”. In Russia è stato accolto dai più esagitati come una “vittima del regime nazista ucraino”, perfino il patriarca Kirill lo ha invitato a predicare durante le sue celebrazioni, e l’oligarca ortodosso-militante Konstantin Malofeev gli ha dato spazio sul suo canale tv Tsargrad, facendogli acquisire una grande notorietà.
Ora la condanna di Tkačev da parte di personaggi autorevoli come Kuzmin e Dvorkin ha scoperchiato il vaso di Pandora all’interno della Chiesa ortodossa russa, dove si confrontano le “due torri” della guerra santa e di quella che veniva condannata come “la setta liberale”, legata alla memoria del sacerdote Aleksandr Men, il “padre spirituale del dissenso” dei tempi sovietici assassinato nel 1990, di cui Uminskij era uno dei discepoli più stretti. Se anche il più grande specialista delle sette come Aleksandr Dvorkin condanna la volgare brutalità della propaganda bellica, è evidente che non tutti gli ortodossi in Russia sono così convinti della strada intrapresa con l’appoggio all’invasione dell’Ucraina.