La cultura “è il ponte che farà grande la Corea del Sud”
Seoul (AsiaNews) - La cultura "è il ponte che può portare la Corea del Sud ancora più avanti nel raggiungimento dei successi internazionali. E la Chiesa cattolica, introdotta qui nel 1784, è uno degli attori più attivi nel campo della promozione e della formazione culturale". A parlare è p. Johan Pahk Yeong-sik, rettore della prestigiosa Università cattolica di Corea, che spiega dal suo punto di vista l'affermazione del "modello coreano" nel mondo.
Secondo il sacerdote "il fenomeno Psy e i registi sempre più riconosciuti sul panorama internazionale sono soltanto l'ultimo gradino di una scala in salita molto alta. Noi vogliamo formare studenti che siano competitivi ma puntiamo anche a creare persone in grado di sopravvivere ovunque, in questi tempi difficili. Per questo abbiamo lanciato diversi programmi mirati, che portino i nostri ragazzi fuori dai binari tradizionali".
Il rettore si riferisce sia all'autore del tormentone "Gangnam Style" che a registi come Kim Ki-duk (ultimo Leone d'Oro a Venezia con il suo "Pietà") e a O Muel, che due giorni fa ha vinto uno dei 4 premi come miglior film al prestigioso Sundance Festival, forse la più importante rassegna indipendente del mondo cinematografico contemporaneo. La sua opera "Jiseul" è un atto di accusa per il massacro avvenuto il 3 aprile 1948 sull'isola di Jeju, suo luogo di nascita, ad opera delle autorità sudcoreane che - per reprimere una rivolta comunista - uccisero in maniera indiscriminata decine di migliaia di civili.
P. Pahk, ex segretario del defunto cardinal Kim e membro dell'Istituto biblico pontificio, ha assunto la guida dell'ateneo nel 2009 ed è stato riconfermato per un secondo mandato nel dicembre del 2012: "Vogliamo creare una piattaforma culturale che possa esportare la hallyu [il termine indica il complesso mondo della cultura coreana, composto da letteratura, musica e cucina ndr] e che possa ricevere il meglio dall'estero".
Gli obiettivi dell'Università cattolica non si fermano però alla competitività: "Sono preoccupato quando vedo che molte università tendono solo a sviluppare la carriera accademica e poi lavorativa dei nostri ragazzi. Non si può ridurre l'educazione solo a questo: l'etica fa parte, direi è parte fondamentale, dei nostri programmi. Dobbiamo formare prima le anime, e poi le persone".
01/07/2019 12:56
08/02/2018 09:57