13/11/2008, 00.00
GIAPPONE
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La crisi economica mondiale è un problema morale. Parola di Nakasone

di Pino Cazzaniga
L’ex premier giapponese parla di rischi per “il genere umano” e punta il dito sugli Usa e propone la fine dell’egemonia americana a favore di un gruppo del G20. Un ruolo per il Giappone, cerniera fra l'Asia e l'Occidente.

Tokyo (AsiaNews) - Alla base della grave crisi finanziaria che ha colpito tutto il mondo vi è l’idolatria senza morale del denaro. È questa la tesi di un articolo pubblicato di recente nel quotidiano giapponese Asahi Shinbun. Ne è autore non un religioso, ma un politico: Yasuhiro Nakasone (90 anni). L’ex primo ministro propone anche la fine dell’egemonia economica americana e la sua sostituzione con un governo del G20, ritagliando per il Giappone uno spazio come mediatore fra le culture dell’occidente e dell’oriente.

 L’autorevolezza di Nakasone nella sfera politica, nazionale e internazionale, è incontestabile . Ufficiale di marina durante la Seconda guerra mondiale è entrato nella Dieta (parlamento) nel 1947 come membro della Camera dei rappresentanti e ne è uscito solo nel 2003, non di sua volontà, ma per pressione dell’allora premier Junichiro Koizumi. Ha ricoperto la carica di Primo ministro per 5 anni (1982-87), durante i quali ha rinforzato ulteriormente i legami del Giappone con gli Stati Uniti, ma ha anche inaugurato un’era di relazioni amichevoli con l’Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Cinese.

Nella sua diagnosi sulla più seria crisi che il mondo sta affrontando dalla fine della seconda guerra mondiale, Nakasone parla di una grave malattia il cui virus è nascosto, dice, nella società americana: “Se non si approfondisce la dimensione morale, dice, il genere umano è in grave pericolo a livello politico, economico e sociale”. Il severo giudizio è scevro da sospetti, perché l’ex primo ministro ha sempre ammirato gli Stati Uniti.

L’autore si meraviglia che tale crollo colossale sia avvenuto in un Paese che, dalla fine della Seconda guerra mondiale, è stato alla guida del mondo nell’economia e nella finanza e ed è stato un modello di democrazia e di umanesimo. “Ai cittadini americani, scrive, si insegna fino dalla giovane età che i debiti si devono pagare” e, di conseguenza, che non si compiono imprese che mettono nella situazione di non pagarli. L’assenza di questo principio morale ha scatenato la crisi. Ricchezza e politica, afferma, non hanno consistenza senza principi morali.

L’amministrazione Bush di fronte alla crisi economica, già in atto, invece di correggerla si è impegnata nella guerra dell’Iraq che, oltre ad altri disastri, ha aumentato il debito. Ma quel governo è frutto di una mentalità diffusa nella società americana nel suo insieme, dove l’efficientismo economico e il sentimento di indignazione scatenato dall’atto terroristico delle “Torri gemelle” hanno preso il sopravvento sulla ragione. Per fortuna, egli dice, sembra che ora l’America si sia svegliata dal brutto sogno e ritorni a dar importanza al principio morale.

Tuttavia la crisi ha anche un effetto positivo perché ha messo in luce l’inevitabile l‘interdipendenza delle nazioni del mondo, non solo riguardo al settore economico, ma anche ad altri problemi, quali la diffusione degli armamenti nucleari e il riscaldamento del pianeta. Nakasone ritiene che la storia stia entrando in una svolta epocale.

Alla leadership degli Stati Uniti sostituire quella del G20

Il veterano politico giapponese non assume l’atteggiamento del profeta di sventure. Diagnosticata la malattia, propone due terapie, una morale e una politica. Anzitutto, egli osserva che l’epoca della leadership mondiale di una sola nazione è tramontata perché non é più efficiente, ma anche perniciosa. Ora si deve passare dall’unipolarità americana a conferenze istituzionali a livello globale. Per spegnere l’incendio che rischia di esser catastrofico per il genere umano, è richiesta la collaborazione di molte nazioni. Ma questa non può essere ottenuto senza la formulazione di principi morali comuni.

Per la terapia politica, egli sottolinea l’esigenza di tre istituzioni internazionali: l’ONU, il G7 e il G 20. Pur non sottovalutando l’efficienza del gruppo delle principali nazioni industrializzate dell’occidente (G7),  Nakasone sottolinea l’importanza del gruppo dei 20 (le 19 economie piú grandi del mondo, più l’Unione Europea), considerate le differenze culturali, politiche ed economiche delle varie nazioni. “E’ desiderabile, sottolinea, che il Guppo dei 20, consolidandosi, assuma un ruolo di guida nella trattazione dei temi internazionali”. Ma anche nella proposta politica, egli sottolinea la necessità di formulare principi morali comuni, senza i quali non è possibile la collaborazione.

Giappone ponte tra Asia e Occidente

Passa poi a indicare il compito del Giappone nel nuovo panorama internazionale. E qui Nakasone, rischiando di essere frainteso, parla ancora di ruolo di leadership del Giappone nel contesto dell’Asia. Ma il suo pensiero è diametralmente opposto a quello della politica di dominio alla quale era stato formato il veterano ufficiale della marina imperiale. Pur richiamando l’importanza dell’identità nazionale, della sua nazione come di tutte le altre, mette in risalto la responsabilità internazionale.

Il nuovo ruolo del Giappone non è quello del dominio, ma del servizio che consiste nell’essere ponte di dialogo culturale tra l’Asia e l’Occidente. Un ruolo che la nazione giapponese, attualmente, può esercitare meglio di altre, data la sua solidità economica e il secolare rapporto con l’Occidente. La filosofia dell’Asia, dice, è diversa da quella dell’Occidente e la mediazione culturale è condizione indispensabile per giungere alla formazione di principi comuni.

Ma anche qui è fondamentale il senso morale. “Se si considerano queste cose, nella prospettiva morale, conclude, sarà rigettato il nazionalismo meschino. Non possiamo procedere se non pensando in prospettiva universalistica e riflettendo al destino del mondo”.

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